«A tre anni dal disvelamento del cosiddetto sistema Palamara nessuna proposta concreta per risolvere i problemi della magistratura è stata avanzata dall’Anm. La vera minaccia all’indipendenza della magistratura è costituita dallo strapotere delle correnti, che hanno condizionato e continuano a condizionare la vita del magistrato, giudicante e requirente». Comincia così il testo contenuto nel volantino che ha diviso ieri i magistrati napoletani, spaccati fra chi ha aderito allo sciopero proclamato dall’Associazione nazionale magistrati per protestare contro la riforma dell’ordinamento giudiziario e chi ha scelto di non scioperare non condividendo le motivazioni della magistratura associata.
A Napoli ieri ha scioperato il 60% dei magistrati, a Nola il 90%, il 68% a Torre Annunziata, il 40% a Santa Maria Capua Vetere. Udienze rinviate e assemblee di avvocati e magistrati: nella sala Arengario del tribunale di Napoli si è tenuta l’assemblea indetta dalla sezione napoletana dell’Anm mentre presso la Camera penale di Torre Annunziata il convegno organizzato con l’Unione camere penale italiane su riforma e rapporto tra potere legislativo e ordine giudiziario. Il fronte del no spacca i magistrati napoletani: «Siamo fermamente contrari a una riforma che non risolve il nodo centrale del sistema elettorale del Csm, che continuerà ad essere dominato dalle correnti – si legge nel volantino del dissenso -. Una riforma che, nel complesso, tradisce il suo stesso proposito finendo, in una sorta di eterogenesi dei fini, per aumentare il potere dei cosiddetti gruppi». Le logiche di potere e la riforma.
«Tuttavia – prosegue il manifesto di pm e giudici contrari allo sciopero – non possiamo unirci a una forma di protesta che riteniamo solo di facciata, perché indetta da quella stessa Anm che nulla ha fatto per combattere le degenerazioni correntizie e che trarrà solo vantaggi dalla riforma». Di qui la richiesta di questa parte della categoria delle toghe. «Chiediamo che si metta mano, una volta per tutte, ai veri problemi della magistratura. Lo chiediamo per i cittadini che debbono tornare a credere nella giustizia».
