L’Anm, la riforma e lo sciopero annunciato. «Quello che sta accadendo ricorda molto quei penultimatum della vecchia politica. I magistrati sanno benissimo che la norma non cambierà in Senato, avrebbero dovuto scioperare prima che la riforma venisse licenziata dalla Camera. Farlo adesso è chiaro che è per un altro motivo, forse sperano di poter avere margine di manovra maggiore nella fase di scrittura dei decreti delegati», commenta l’avvocato Giorgio Varano, responsabile della comunicazione dell’Unione Camere Penali italiane. Le argomentazioni dell’Anm, la magistratura associata, in sintesi il partito delle toghe, non convincono.

«Sembra che i magistrati scioperino contro loro stessi, che non abbiano fiducia in loro stessi», dice Varano a proposito della paura dei magistrati di essere valutati per il lavoro svolto dai loro stessi colleghi. «Il tema per il quale scioperano è quello del fascicolo personale del singolo magistrato nel quale confluiscono le singole decisioni, fascicolo da sottoporre ogni quattro anni a valutazione da parte del Consiglio superiore della magistratura. Per questo lo sciopero sembra fatto contro loro stessi». «Tra l’altro – aggiunge – stiamo parlando di una valutazione statistica, per cui non è la singola ordinanza, la singola sentenza, il singolo provvedimento a incidere sulla valutazione. Il problema non sorge in caso di un dato fisiologico ma nel caso di un dato abnorme, per esempio se il 50% dei provvedimenti di un singolo magistrato dovesse essere smentito nelle fasi successive. In tal caso sarebbe evidente un problema del singolo magistrato di errata comprensione e applicazione delle norme», spiega Varano.

«La valutazione ora già c’è e avviene in due modi: a campione, sebbene non si sappia come viene impostato il dato per valutare il campione, oppure su iniziativa del magistrato che fornisce i dati sui suoi provvedimenti e qui viene in mente l’antico detto napoletano: “Acquaio’ l’acqua è fresca? Manco la neve”». Insomma è come non farle le valutazioni. Né si prevedono scenari apocalittici legati a questo fantomatico fascicolo personale del magistrato. Tanto rumore per nulla? «Queste valutazioni sarebbero effettuate dai magistrati, quindi non riesco a capire perché a questi magistrati va bene che il Consiglio superiore della magistratura valuti l’adeguatezza o meno del singolo magistrato ad assumere un determinato incarico e non debba invece andare bene che si valuti l’adeguatezza tecnica del singolo magistrato nel svolgere il proprio lavoro – sottolinea l’avvocato Varano – È una cosa che non si comprende. Sembra proprio che se non ci fossero state le elezioni imminenti del Consiglio superiore della magistratura questo sciopero non ci sarebbe stato, sembra più una dialettica politica di posizionamento delle singole correnti in vista delle elezioni del Csm». Già le correnti, quelle che nemmeno questa riforma indebolirà.

«Il problema è culturale – chiosa Varano – Riguarda l’impostazione culturale della magistratura, che non si può limitare per via normativa. All’assemblea dell’Anm gli interventi più significativi li hanno fatti i singoli rappresentanti delle varie correnti. L’Anm è diventata luogo di sintesi della posizionamenti delle varie correnti e questo è un dato innegabile. Tra le righe si legge che lo sciopero è annunciato per riposizionarsi mediaticamente e politicamente al centro dell’attenzione. Anm e magistrati sanno che non verrà modificato nulla. Il nodo centrale – ribadisce Varano – sono i decreti delegati, è qui che si immagina di poter intervenire, nei decreti delegati non è difficile allargare o restringere le maglie di una norma riscrivendola sulla base di una delega». Nessun cenno, poi, da parte dell’Anm, ai magistrati fuori ruolo. «Perché è nella natura profonda della magistratura associata la voglia di vicinanza al potere politico, la cena dell’Hotel Champagne non è stata un caso». Non un cenno a gerarchizzazioni. «La questione dell’indipendenza interna – conclude Varano – è tutta demandata a loro, ai magistrati, al loro modo di organizzarsi e di rapportarsi. Non ne parlano, eppure dovrebbe stare loro più a cuore».

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).