Parla il giudice e deputato di Iv
“Riforma Cartabia invotabile, più poltrone e potere alle correnti”, l’accusa di Cosimo Ferri
«La riforma Cartabia? Ha solo recepito quanto è scritto nelle circolari del Csm, accentuando le posizioni di potere ed aumentando le poltrone». A dirlo è Cosimo Maria Ferri, giudice e ora deputato di Italia viva. Ferri, plenipotenziario di Matteo Renzi sui temi della giustizia, conosce molto bene il mondo dei suoi colleghi essendo stato per anni il capo di Magistratura indipendente, la corrente di destra delle toghe.
Onorevole Ferri, non le piace proprio questa riforma?
È una riforma inutile, non ci sarà nessun cambiamento. Noi di Italia Viva ci siamo astenuti pur credendo nel governo Draghi. Pensavamo ci potesse essere un dialogo costruttivo con la ministra, abbiamo presentato diverse proposte per migliorare il testo ma sono state tutte respinte.
Ripeto, non era proprio possibile votare questa riforma.
Cosa chiedevate?
Italia viva chiedeva discontinuità, una spinta riformatrice innovativa, e di valorizzare la quotidianità del lavoro giudiziario e i magistrati più volenterosi, togliendo potere alle correnti per garantire la massima partecipazione di tutti.
Iniziamo dal sistema elettorale del Csm. Tutti i partiti di maggioranza dicono che toglierà potere alle correnti.
Per nulla. Con questa riforma i magistrati fuori dalle correnti non riusciranno ad essere eletti e quindi non saranno rappresentati nell’organo di autogoverno. Non cambierà niente e gli aspiranti candidati si possono considerare già tutti eletti. Anzi, avranno anche i posti per le riserve. L’unica soluzione era il sorteggio temperato dei candidati, oppure avevamo anche proposto il testo della Commissione Luciani nominata dalla ministra Cartabia, ma incredibilmente ella stessa l’ha bocciato.
Lei è contrario alle pagelle?
Certo, sono uno strumento in mano alle correnti e possono risultare ingiuste e creare disparità tra il magistrato che partecipa alla vita di corrente e quello silenzioso che pensa solo a scrivere sentenze
L’Anm vuole scioperare per le pagelle…
Le correnti forti in realtà sono contente, avranno più strumenti per incidere sulla carriera dei magistrati.
Veniamo alle poltrone, i componenti del Csm aumentano del 20 percento.
Si, non ho capito la politica perché da una parte ha tagliato, giustamente, il numero dei parlamentari, e diversi costi in Parlamento, dall’altra oggi non si preoccupa di regalare al Csm l’aumento del numero dei suoi componenti (da 16 a 20 togati da 8 a 10 i laici) e della sua struttura, che avrà un incremento di organico di ben 60 persone e addirittura il vice presidente una segreteria con 18 persone in più. Tra l’altro, a Palazzo dei Marescialli non ci sono neppure gli spazi per accogliere tutto questo personale. Avrei preferito che si assumessero cancellieri e magistrati negli uffici giudiziari.
E non sono state tagliere le indennità.
Il governo ed il Parlamento hanno voluto tutelare i magistrati che ricoprono incarichi apicali nei ministeri e non hanno tagliato le doppie indennità, che portano le somme pari a circa 270 mila euro l’anno.
Un altro punto che non le piace?
Trovo assurdo che nella riforma per valutare la conferma del procuratore si debba sentire il presidente del Tribunale e viceversa e che nessuno abbia detto niente. È evidente che quel presidente del Tribunale avrà timore di dare torto al collega procuratore che dovrà dare un parere sulla sua conferma. Così come il fatto che si debbano acquisire i pareri dei singoli magistrati e dei dipendenti per valutare un dirigente di un ufficio giudiziario, perché si creerà una finta armonia negli uffici giudiziari e chi ci rimetterà sarà il cittadino. Questa novità non ha spaventato la maggioranza che invece ha dibattuto su una finta separazione di funzioni quando tutti sanno che pochissimi sono i casi di passaggio di funzioni.
L’ex procuratore Armando Spataro l’ha attaccata ieri su Repubblica, ricordando che ha partecipato alla cena con Luca Palamara all’hotel Champagne.
A Spataro voglio rispondere che il sottoscritto dopo il mandato al Csm è tornato a fare il giudice a Carrara, non chiedendo promozioni o avanzamenti di carriera, ma ha preferito tornare a fare il soldato in trincea, mentre mi risulta che altri in passato abbiano preferito ricoprire il ruolo di direttivo o semi direttivo (tradotto: una promozione). Forse dovremmo aprire un serio dibattito sui meccanismi di scelta dei posti riservati all’epoca agli ex membri e segretari del Csm, e sul carrierismo.
È amareggiato?
Mi domando se al tavolo delle riforme con la ministra Cartabia non ci fossero anche aspiranti vice presidente Csm. Ma la risposta la do io: certamente no. Io non ho messo mai in discussione la presenza di autorevoli magistrati fuori ruolo alla riunione di maggioranza perché hanno portato contributo di idee e non ho mai ritenuto inopportuna la loro presenza pur dovendo scrivere regole che valevano anche per incarichi fuori ruolo.
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