In Francia sta accadendo qualcosa di assai serio. Non soltanto il tramonto della stagione politica del macronismo, ma (forse) la fine della stessa Quinta Repubblica. Una crisi di sistema, quindi, ovvero del modello istituzionale basato sul doppio turno e sul semipresidenzialismo. Alla base di questa crisi c’è una società delusa e rabbiosa, una manna per le ambizioni di Marine Le Pen e di Jean-Luc Mélenchon. Lo stato sociale non riesce più a essere generoso come in passato, mentre le aspettative dei “citoyens” restano alte. Da qui la mobilitazione intorno al movimento “Bloquons tout”, nato in reazione al piano di risparmi del dimissionario François Bayrou. Un movimento acefalo e organizzato sulla Rete e sui social. Un movimento che è l’ultima versione di quel ribellismo che ha caratterizzato la storia della Francia moderna.

Il ceto medio escluso

Un suo acuto studioso, Massimilano Panarari, ne ha descritto con precisione i protagonisti: gli operai, il lavoro precario e manuale, gli agricoltori. Questi ultimi- coltivatori diretti e piccole imprese- costituiscono un settore chiave dell’economia d’oltralpe. Sempre ampiamente sovvenzionati dalla politica nazionale e da quella comunitaria, ora si sentono defraudati e messi in un angolo. C’è poi il ceto medio urbano, che si sente penalizzato dal peso fiscale e non rappresentato, sia consentito il gioco di parole, proprio dalle forze di centro. L’inquilino dell’Eliseo ha infatti guardato soprattutto alle industrie e alle professioni innovative, alle start-up. Così la frustrazione del ceto medio è stata capitalizzata, in particolare nel pubblico impiego e nella scuola, sia da France Insoumise che da Rassemblement National.

Il fallimento della sfida della modernizzazione

In Francia, insomma, la sfida della modernizzazione ha fallito. Dopo la pandemia e l’aumento dei costi energetici, le richieste crescenti di maggiori tutele sociali hanno generato un’esplosione del debito pubblico. Del resto, i quattro governi del secondo mandato di Macron non sono mai stati molto attenti al rigore finanziario. Il quinto, quello di Sébastien Lecornu, dovrà perciò scalare una montagna per evitare elezioni anticipate.

Una Francia  detronizzata

Un brutto guazzabuglio. Una Francia detronizzata e in mano ai populisti di destra e di sinistra, considerando che anche la Germania del cancelliere Merz non se la passa tanto bene (i sondaggi nel Land della Sassonia-Anhalt, che dista pochi chilometri da Berlino, danno Afd al 39 per cento dei consensi), cambierebbe radicalmente lo scenario europeo e infliggerebbe un duro colpo ai sogni di unità dell’UE.