Medio Oriente
Siria, il nuovo panorama del terrorismo. Ramez Homsi: “Con la caduta di Assad si apre un vuoto di potere. Ora gli estremisti possono riorganizzarsi”
La comunità internazionale ha intensificato gli attacchi aerei L’instabilità siriana può mettere a rischio non solo la regione, ma anche l’Occidente
Mentre i siriani festeggiavano il primo Capodanno senza Bashar al-Assad nella piazza degli Omayyadi a Damasco e il loro nuovo leader, Ahmed al-Sharaa, si affrettava a ricevere i rappresentanti delle comunità cristiane per augurare loro il nuovo anno, rassicurando le cancellerie occidentali, c’è che in Europa e nei paesi vicini si preoccupa per il pericolo rappresentato dal ritorno dell’Isis nella regione. Non è piaciuta ad alcuni paesi, come Iraq e Giordania, la scelta di assegnare su circa cinquanta nuovi ruoli militari, almeno sei a combattenti islamici non di nazionalità siriana. Tra di loro, secondo indiscrezioni di stampa, ci sarebbero uiguri cinesi, un giordano e un cittadino turco. La nomina di Murhaf Abu Qasra, capo militare di Hayat Tahrir al-Sham a nuovo ministro della Difesa del governo di transizione, non è molto rassicurante.
Il nuovo panorama del terrorismo, parla l’analista siriano Ramez Homsi
Non è un caso che il vicino governo di Baghdad è alle prese con una recrudescenza dell’Isis nella provincia sunnita di al-Anbar che trova manforte dal fatto che ora vaste zone della Siria sono di fatto fuori controllo dando così la possibilità al gruppo terrorista di ricostruire le proprie fila. Secondo l’analista siriano Ramez Homsi, “la caduta del regime di Assad ha modificato in modo significativo il panorama del terrorismo in Siria, in particolare per quanto riguarda l’Isis”. In un colloquio con il Riformista, l’esperto spiega che “ci sono diversi punti chiave da considerare sulla minaccia attuale dell’Isis: Controllo territoriale e vuoto di potere: con la caduta del regime di Assad, vari gruppi, tra cui Hayat Tahrir al-Sham (Hts), hanno ottenuto il controllo su diverse parti del paese. Hts, sebbene un tempo legato ad al-Qaeda, ha combattuto attivamente l’Isis, in particolare a Idlib, che è diventata una delle province più sicure dal punto di vista dell’Isis. Tuttavia, il vuoto di potere lasciato dalla caduta del regime a questi terroristi l’opportunità di riorganizzarsi in aree meno controllate o contese, in particolare nel deserto siriano e nelle regioni orientali come Deir ez-Zor, dove è stato storicamente attivo”.
Le nuove milizie
Per quanto riguarda il problema dei “militanti jihadisti stranieri e locali, “ll nuovo governo di transizione, guidato da elementi associati a Hts, ha integrato combattenti stranieri ed ex ribelli nella struttura militare siriana. Questa mossa ha implicazioni per l’unità nazionale e la governance, ma significa anche che queste forze sono in parte concentrate sul mantenimento della sicurezza interna, che potrebbe includere la lotta alla rinascita dell’Isis”. Per questo però si registra una risposta internazionale a questo pericolo. “La comunità internazionale, in particolare la coalizione guidata dagli Stati Uniti, ha intensificato le operazioni contro l’Isis in risposta al cambio di regime. Gli attacchi aerei si sono intensificati, con l’obiettivo di impedire ai terroristi di sfruttare la situazione per ricostruire. La Francia, ad esempio, ha partecipato attivamente a queste operazioni, citando la necessità di prevenire un’altra ondata di terrorismo come gli attacchi di Parigi del 2015”.
L’annuncio francese
L’analista arabo fa riferimento infatti al fatto che nell’ultimo giorno del 2024, la Francia ha annunciato di aver colpito due posizioni dell’Isis in Siria. “Aerei da combattimento Rafale e droni Reaper hanno sganciato un totale di sette bombe su due obiettivi militari nella Siria centrale”, ha detto Sebastien Lecornu su X. L’ultimo attacco francese contro l’Isis risale al settembre 2022. L’intervento di Parigi è legato al pericolo rappresentato dagli effetti sul terrorismo in Europa. Il controllo delle aree costiere da parte di gruppi precedentemente collegati al terrorismo potrebbe facilitare lo spostamento di militanti verso l’Europa. C’è il timore che questi gruppi possano usare la Siria come base per pianificare o lanciare attacchi, o per facilitare la migrazione di estremisti in Europa attraverso paesi come Cipro, Grecia e Italia. Inoltre lo stato caotico che segue il crollo del regime potrebbe ispirare gruppi islamici radicali nei paesi vicini come l’Iraq, portando potenzialmente a una maggiore radicalizzazione. Il timore è che ciò potrebbe estendersi all’Europa, dove combattenti stranieri di ritorno o individui ispirati potrebbero impegnarsi in atti di terrorismo. Per questo per l’analista Homsi “mentre il controllo immediato da parte di Hts e di altri gruppi potrebbe contenere l’Isis in alcune regioni, la più ampia instabilità e la composizione del nuovo governo potrebbero inavvertitamente fornire a questo gruppo l’opportunità di riorganizzarsi. Questo scenario rappresenta una minaccia considerevole non solo per la stabilità regionale, ma anche per l’Europa, dove il rischio di terrorismo derivante dagli sviluppi siriani rimane una preoccupazione significativa. La risposta della comunità internazionale e l’efficacia del nuovo governo siriano nella gestione della sicurezza interna saranno cruciali per mitigare queste minacce”.
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