Eurovision
Anche sulla Difesa serve unità
Draghi sprona l’Europa: quei passaggi da compiere per agire come un unico Stato

Se Draghi sprona l’Europa e l’Europa ci sta a farsi spronare, perché non succede nulla? La domanda sorge dopo aver ascoltato l’intervento del nostro ex premier al Parlamento europeo, ieri, a Bruxelles. Per la seconda volta ha presentato alle istituzioni europee il suo report sulla competitività. La prima risale a settembre, in occasione della divulgazione ufficiale del documento.
L’incoraggiamento
Passata la “settimana horribilis”, Bruxelles non poteva scegliere un europeista migliore di Supermario per farsi scuotere. La Ue ha proprio bisogno che qualcuno le dica, forte e chiaro, che «deve agire come un unico Stato». Questo significa «un coordinamento tra tutti gli attori: governi e parlamenti nazionali, Commissione e Parlamento europeo». Affinché producano una risposta politica e di politica industriale in cui forze produttive, ricerca e finanza non si sentano più sottomesse a un Leviatano europeo, bensì possano liberare progettualità in risposta alle sfide che il resto del mondo ci sta imponendo.
I passaggi da compiere
«Abbattere le barriere interne, armonizzare e semplificare le normative nazionali e spingere per un mercato dei capitali più basato sull’equity», sono i primi passaggi da compiere, per poi mettere la testa sui nostri settori chiave: chimica e siderurgia, ma anche macchinari e automotive. Su quest’ultimo, l’ex premier ha svelato la nudità del re: «Non si può imporre lo stop ai motori termici, senza imporre l’installazione di sistemi di ricarica e non creare le interconnessioni per farlo». È un monito, questo, che la Ue deve tenere a mente. Draghi ricorda, infatti, che «il manifatturiero europeo conta circa 30 milioni di persone, contro i 13 milioni degli Stati Uniti». Nella competizione tra le due sponde dell’Atlantico, noi partiamo in vantaggio. Supermario spera che, facendo leva sul mercato del lavoro, tutte le forze politiche abbiano uno scatto di orgoglio. Anche i più euroscettici devono rendersi conto che ne va del benessere delle persone e delle famiglie. Di chi poi vota.
Anche sulla Difesa serve unità
E contro i frugali che storcono il naso per gli 800 miliardi annui richiesto dal suo piano, la risposta è debito comune. «Che dev’essere sovranazionale, perché alcuni paesi non dispongono di spazio fiscale sufficiente nemmeno per i propri obiettivi». Come altrettanto comune dev’essere il mercato dell’energia, «i cui prezzi vanno abbattuti non solo per le industrie tradizionali, ma anche per le tecnologie avanzate. La decarbonizzazione può essere sostenibile solo se i suoi benefici vengono anticipati». Anche sulla Difesa serve unità. «Se le recenti dichiarazioni delineano il nostro futuro, possiamo aspettarci di essere lasciati soli. Siamo vulnerabili perché la frammentazione della capacità industriale lungo le linee nazionali impedisce la necessaria scala».
Per tutto questo la «risposta dev’essere rapida». E soprattutto «non si può dire no a tutto». Ma il problema è questo: a quasi sei mesi dalla pubblicazione del suo report, il solo passo compiuto è stata la redazione della “Bussola sulla competitività”. Che altro non è se non il piano Draghi, ma con un altro titolo. Quindi cos’è che blocca l’Europa? «La Ue è stata creata per garantire pace, indipendenza, sicurezza, sovranità e poi sostenibilità, prosperità, democrazia, equità». Non ci crediamo più nemmeno noi?
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