Un Europa sola sia per continuare ad aiutare l’Ucraina contro l’invasore russo sia per garantire la propria sicurezza. E’ quanto cristallizza Mario Draghi, ex presidente della Bce ed ex premier italiano, nel corso del suo discorso all’Eurocamera. “Se le recenti dichiarazioni delineano il nostro futuro, possiamo aspettarci di essere lasciati in gran parte soli per garantire la sicurezza in Ucraina e nella stessa Europa” sottolinea Draghi secondo cui, anche in virtù del suo Rapporto sulla Competitività Ue, “è sempre più chiaro che dobbiamo agire sempre più come se fossimo un unico Stato. La complessità della risposta politica che coinvolge la ricerca, l’industria, il commercio e la finanza richiederà un grado di coordinamento senza precedenti tra tutti gli attori: governi e parlamenti nazionali, Commissione e Parlamento europeo”.

Il ‘fate presto’ di Draghi

Un messaggio diretto ai principali leader Ue, a maggior ragione dopo l’incontro ristretto avvenuto ieri, 17 febbraio, a Parigi e organizzato dal presidente francese Macron. Per Draghi “la risposta deve essere rapida, perché il tempo non è dalla nostra parte, con l’economia europea che ristagna mentre gran parte del mondo cresce. Deve essere commisurata all’entità delle sfide. E deve essere focalizzata sui settori che guideranno l’ulteriore crescita”. Il ‘fate presto’ di Draghi, in realtà suggerito da tempo, è ancora più esplicito: “L’Ue è stata creata per garantire pace, indipendenza, sicurezza, sovranità e poi sostenibilità, prosperità, democrazia, la giustizia e l’illusione, tanta roba. Siamo riusciti a garantire tutto questo. Ora il mondo confortevole è finito, e dobbiamo chiederci se vogliamo difendere questi valori fondamentali o vogliamo mollare la presa”. Poi replicando ai parlamentari ha aggiunto: “Non si può dire no a tutto, altrimenti bisogna ammettere che non siamo in grado di mantenere i valori fondamentali dell’Ue. Quindi quando mi chiedete cosa è meglio fare ora dico che non ne ho idea, ma fate qualcosa”.

Difesa, Draghi: “Ue inferiore alla somma delle parti”

In primis il rapporto stilato dall’ex premier “affronta diverse vulnerabilità nell’economia europea, una delle quali è il nostro sistema di difesa, dove la frammentazione della capacità industriale lungo linee nazionali impedisce la scala necessaria. Anche se siamo collettivamente terzi al mondo per spesa, non siamo in grado di soddisfare un aumento della spesa per la difesa attraverso la nostra capacità produttiva. I nostri sistemi di difesa nazionali non sono né interoperabili né standardizzati in alcune parti chiave della catena di fornitura. Questo è uno dei tanti esempi in cui l’Ue è inferiore alla somma delle parti”. Da qui la necessità di “abbattere le barriere interne, standardizzare, armonizzare e semplificare le normative nazionali e spingere per un mercato dei capitali più basato sull’equity”.

“Abbassare prezzi energia, dipende solo da noi”

Altre mosse che l’Ue è chiamata a fare sono – secondo Draghi – quella di “abbassare i prezzi dell’energia”. Un intervento che “è diventato imperativo non solo per le industrie tradizionali, ma anche per le tecnologie avanzate”. Il Rapporto stilato nei mesi scorsi “ientifica una serie di ragioni per gli alti prezzi dell’energia in Europa, oltre al fatto che l’Ue non è un importante produttore di gas naturale: il coordinamento limitato dell’approvvigionamento di gas naturale, il funzionamento del mercato energetico, i ritardi nell’installazione di capacità rinnovabili, reti sottosviluppate, elevata tassazione e margini finanziari”. “Questi e altri fattori – sottolinea Draghi – sono tutti di nostra creazione e pertanto possono essere cambiati se abbiamo la volontà di farlo”.

Dazi: “Aziende Ue preoccupate da effetto cinese”

Altro tema caldo affrontato dall’ex governatore è quello relativo ai dazi imposti da Trump. L’effetto che temono le grandi aziende europee viene fotografato da Draghi: “Ora, nei prossimi mesi l’Ue dovrà affrontare i dazi imposti dalla nuova amministrazione statunitense, ostacolando l’accesso al nostro principale mercato di esportazione. Inoltre, l’aumento dei dazi statunitensi sulla Cina reindirizzerà l’eccesso di capacità produttiva cinese in Europa, colpendo ulteriormente le imprese europee. In effetti, le grandi aziende dell’Ue sono più preoccupate di questo effetto che della perdita di accesso al mercato statunitense”.

Redazione

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