La riforma
L’Anm provoca Meloni a Palazzo Chigi. Ma il governo tira dritto sulla giustizia
I componenti della nuova giunta dell’Associazione si sono presentati al vertice con una coccarda tricolore Muro contro muro. L’esecutivo conferma: la separazione delle carriere va approvata senza tentennamenti

Giornata cruciale a Palazzo Chigi sul fronte della riforma della giustizia, cavallo di battaglia del governo e terreno di scontro tra l’esecutivo e l’Associazione nazionale magistrati. Un clima che si è irrigidito ancor di più nelle scorse settimane, dopo la vicenda Almasri e la condanna del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove per la fuga di notizie sul caso Cospito. La premier Meloni ha aperto la lunga giornata di incontri nella mattinata, ricevendo i rappresentanti dell’Unione camere penali, insieme al ministro della Giustizia Carlo Nordio e al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano; in collegamento il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani. I penalisti sono stati rappresentati dal presidente Francesco Petrelli e dal segretario Rinaldo Romanelli.
La riforma
Meloni ha ricordato il ruolo importante svolto dagli avvocati e ha rimarcato i punti salienti della riforma costituzionale all’esame del Parlamento, su tutti la separazione delle carriere tra magistrati requirenti e giudicanti. “L’articolo 111 della Costituzione stabilisce che il giusto processo deve svolgersi nel contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti a un giudice terzo e imparziale. Il giudice non deve solo essere terzo, ma deve apparire terzo. La nostra riforma punta proprio a questo: garantire una reale parità tra accusa e difesa”, è la linea espressa da Giorgia. Che poi si è soffermata sull’altro punto sostanziale della riforma: l’istituzione di due Consigli superiori della magistratura e di un’Alta corte disciplinare. Il primo aspetto è funzionale alla separazione delle carriere con relativo sorteggio per i componenti; una scelta che punta – nelle intenzioni dell’esecutivo – a mettere fine al correntismo in magistratura. La presidente del Consiglio ha voluto anche ribadire che si tratta di “un processo ormai ineludibile anche alla luce delle riforme Castelli e Cartabia, che hanno già ridefinito il ruolo del pubblico ministero, rendendolo più vicino alla figura di un avvocato dell’accusa”. Si tratta, in fin dei conti, di ripristinare equità ed equilibrio in sede di giudizio. L’incontro con i rappresentanti delle Camere penali si è svolto in un clima di generale sostegno ai vari punti della riforma, con l’auspicio che il governo proceda senza tentennamenti.
Anm, altra strada
Di tutt’altro segno si è annunciato sin da subito quello con l’Anm, la cui delegazione si è presentata al vertice con una coccarda tricolore appuntata sulle giacche. Lo stesso simbolo utilizzato giovedì scorso in occasione dello sciopero delle toghe. I magistrati si oppongono alla separazione delle carriere, alla riforma del Csm e nelle ultime ore all’ipotesi che il coordinamento della polizia giudiziaria venga sottratto alle procure. Ipotesi avanzata dalla stampa, su cui le toghe hanno chiesto chiarimenti. Ma sia Meloni sia Nordio hanno smentito tutto ciò. Insomma, un tema che non è tra i punti della riforma enunciati ma che nelle ultime ore ha contribuito ad accendere il dibattito e ad alzare ulteriormente le tensioni. L’incontro tra magistrati e governo si è protratto più del previsto e, come era facilmente ipotizzabile, non si è verificato nessun avvicinamento tra le parti. “Nessuna offerta è stata effettuata – ha sottolineato il presidente dell’Anm, Cesare Parodi – ma era evidente perché il governo sa benissimo che noi non potevamo corrispondere nulla in cambio.
La spaccatura
Siamo venuti solamente con la nostra coscienza, la nostra onestà intellettuale a presentare le nostre idee. Non è stata una trattativa, non volevamo che lo fosse, non lo sarebbe stata mai perché noi non abbiamo da offrire nulla se non la nostra lealtà e i princìpi nei quali crediamo”. La spaccatura sul punto è netta. Il governo non vuole fare passi indietro e tira dritto, così come l’Associazione nazionale magistrati non è intenzionata a mettere in discussione quei punti critici che sembra aver eletto a dogmi intoccabili.
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