Nel Sì&No del giorno del Riformista, spazio al dibattito sulla nomina del nuovo responsabile del Comitato sull’Intelligenza Artificiale nell’Editoria. Giusta la nomina di Giuliano Amato a capo del comitato sull’IA?  Le ragioni del “no” sostenute da Giulio Pinco Caracciolo, giornalista. Quelle del sì da Matteo Flora, docente e imprenditore.

Di seguito l’intervento di Giulio Pinco Caracciolo 

Sull’encomiabile carriera di Giuliano Amato nessuno può aver da ridire. Illustre il suo trascorso politico che lo ha visto più volte ministro oltre a presidente della Corte Costituzionale e dell’Antitrust. Ora questo nuovo incarico aggiunge una riga in più sul suo curriculum: capo del comitato ad hoc sull’intelligenza artificiale. Benissimo. Ma siamo sicuri che Amato sappia di cosa si tratti? Abbiamo la certezza che l’ex ministro sia consapevole di cosa significhino termini come “information engineering” e “machine learing”? Perché qualche dubbio sinceramente viene.

Il giorno di nascita di Amato è il 12 maggio 1938, in quello stesso anno Adolf Hitler assume il comando supremo delle forze armate tedesche, esce il numero uno della serie a fumetti Action Comics che vede il debutto di Superman e Orson Welles trasmette per radio un realistico adattamento de La guerra dei mondi, causando il panico in tutti gli Stati Uniti. Solo per dire alcuni degli avvenimenti che tutti abbiamo letto sui libri di storia. Sono passati 85 anni, manca poco al secolo. Ecco quindi che ritorno a farmi la stessa domanda, siamo sicuri che una persona di questa età sia in grado di assumere il controllo di una task force con un focus così tecnologico? Il costituzionalista pluri-ottuagenario dovrà indicare rischi e opportunità relative all’applicazione dell’intelligenza artificiale nel settore dell’editoria e del giornalismo, una commissione ribattezzata commissione algoritmi. La nomina di Amato ha scatenato una serie di polemiche perché è sorto subito il dubbio che a questo processo possa mancare una visione adatta al contesto e al tempo in cui ci troviamo e una scarsa conoscenza del mondo dell’innovazione.

Un dubbio che invece non ha avuto Alberto Barachini sottosegretario del governo Meloni all’editoria e all’informazione, in quota Forza Italia, che l’ha scelto. Sul piano politico la mossa di Barachini ha creato tensioni all’interno della coalizione di destra tra Fratelli d’Italia e Forza Italia. Meloni si è detta irritata da questa scelta ma non tanto per l’età troppo avanzata di Amato ma quanto per essere stata all’oscuro di questa scelta. Strategie politiche a parte, perché è sempre questo di cui si parla, mi perplime proprio l’età del boomer Amato. Mentre i più vecchi o appassionati si ricorderanno di lui per la sua interminabile carriera politica, i più giovani è probabile che lo ricordino come quello che ha bocciato le proposte di referendum popolari su cannabis e fine vita, avanzate grazie alla raccolta firme organizzata dall’Associazione Luca Coscioni. I rischi legati all’uso non regolamentato dell’intelligenza artificiale ci sono particolarmente noti, vista l’enorme diffusione di immagini o video deepfake e l’uso massiccio di chatbot per scrivere articoli e libri.

Obiettivo della commissione sarà quindi individuare limiti e potenzialità di sviluppo nel settore. Un approccio, quello italiano, decisamente in controtendenza rispetto ad altri paesi. Un esempio è il Regno Unito dove Londra ha messo alla guida di una commissione simile Ian Hogarth, 38 anni, imprenditore nel settore digitale, laureato in ingegneria informatica e specializzato in machine learning. Insomma non possiamo di certo paragonare il bagaglio di esperienza dell’85enne costituzionalista nostrano con quello di un ingegnere 38enne qualsiasi ma sinceramente, a qualcuno verrebbe mai in mente il nome di Amato discutendo di algoritmi e intelligenza artificiale?

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