Affermazioni fortissime e non prive di conseguenze quelle emerse nella audizione di OpenAI di fronte al Communications and Digital Committee del Regno Unito, in cui la società americana ha difeso l’uso di contenuti protetti da copyright per l’addestramento dell’IA come necessità fondamentale. Sul tema dei diritti d’autore OpenAI ha dichiarato che poiché attualmente il copyright copre praticamente ogni tipo di espressione umana, compresi articoli di blog, fotografie, post sui forum, frammenti di codice software e documenti governativi, sarebbe “impossibile addestrare i modelli di IA di punta di oggi senza utilizzare materiali protetti da copyright”.

E tutto quello che è di pubblico domino? Non sarebbe minimamente sufficiente, spiega OpenAI: “Limitare i dati di addestramento a libri e disegni nel pubblico dominio creati più di un secolo fa potrebbe generare un interessante esperimento, ma non fornirebbe sistemi di IA che soddisfano le esigenze dei cittadini odierni”. Quest’argomentazione arriva in un momento in cui l’azienda è coinvolta in cause legali significative, tra cui quella intentata dal New York Times e da George R.R. Martin, autore della serie de “Il Trono di Spade”: entrambi accusano OpenAI – nel caso del NYT anche Microsoft – di utilizzare i loro contenuti protetti per addestrare modelli di IA come ChatGPT e Copilot, senza un adeguato riconoscimento o corrispettivi economici. Queste cause mettono in evidenza una questione cruciale: in che misura le IA possono utilizzare materiali protetti da copyright senza violarne i diritti? La risposta a questa domanda ha implicazioni profonde, non solo per le aziende di tecnologia come OpenAI e Microsoft, ma anche per creatori di contenuti, editori e il pubblico in generale.

L’audizione di OpenAI ha rivelato un atteggiamento di apertura verso la collaborazione con governi e aziende per trovare soluzioni a questa problematica, tuttavia la questione rimane complessa. Da un lato esiste la necessità di alimentare l’IA con una vasta gamma di dati per assicurare il suo sviluppo e la sua efficacia, dall’altro è fondamentale rispettare i diritti d’autore e garantire che i creatori siano equamente compensati.

Il dibattito non si limita alla sfera legale: vi è anche una dimensione etica su come può l’IA evolversi in modo responsabile, senza sottrarre valore agli autori dei contenuti che la alimentano.
Le risposte di OpenAI all’audizione britannica suggeriscono una ricerca di equilibrio, ma le cause in corso dimostrano che la strada da percorrere è ancora lunga e piena di ostacoli.

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Professore a contratto (in Corporate Reputation, in CyberSecurity e in Data Driven Strategies) è Imprenditore, ha fondato The Fool, la società italiana leader di Customer Insight, co-fondato The Magician un Atelier di Advocacy e Gestione della Crisi, ed è Partner e co-fondatore dello Studio Legale 42 Law Firm. È Presidente di PermessoNegato APS, l'Associazione no-profit che si occupa del supporto alle vittime di Pornografia Non-Consensuale (Revenge Porn) e co-fondatore del Centro Hermes per la Trasparenza e i Diritti Digitali. È stato Future Leader IVLP del Dipartimento di Stato USA sotto Amministrazione Obama nel programma “Combating Cybercrime”, conferenziere, da anni presenta "Ciao Internet!" una seguita video-rubrica in cui parla degli Algoritmi e delle Regole che governano Rete, Macchine e Umani. Padrone di un bassotto che si chiama Bit, continua a non saper suonare il pianoforte, a essere ostinatamente Nerd e irresponsabilmente idealista.