È passato un anno e mezzo dall’inizio della pandemia. Un anno fatto di emozioni, tanto dolore, a volte rassegnazione ma anche di piccole gioie. Ed è tutto di tutto questo che medici, infermieri e operatori sanitari dell’Ospedale del Mare hanno pieni gli occhi anche adesso che finalmente i contagi stanno calando e si comincia ad essere cautamente ottimisti.

L’Ospedale del Mare è stato tra i più travolti dalla pandemia. In tempi record fu attrezzato il Covid Center nei container della zona antistante. “Ci sono stati giorni in cui tutti i posti letto erano occupati e non sapevamo ancora bene come poter combattere il virus”, raccontano i medici. Giorni difficili che hanno segnato il personale medico e soprattutto le famiglie dei ricoverati. “È stata la solitudine la cosa che ha colpito tutti di più. Pensare che le persone si spegnessero da sole, senza poter stringere la mano di un familiare. È questo il lato più crudele di tutta la pandemia”, dice Sunita Sirico, infermiera che ha lavorato per tutto il tempo nella terapia sub intensiva del Covid Center di Ponticelli.

Sunita ogni giorno andava a lavorare lasciando a casa una bimba di pochi mesi. “Siamo stati un po’ folli ad anteporre la salute del cittadino alla nostra ma era la cosa giusta da fare – continua – Non ci siamo mai tirati indietro nemmeno quando molti di noi sono stati contagiati”. E non trattiene le lacrime ripensando a quando stringeva forte la mano dei pazienti, con gli occhi pieni di paura, mani che via via scivolavano senza vita. Medici e infermieri, erano loro la famiglia di quei pazienti in quelle stanze sigillate.

La pandemia ha insegnato tanto non solo dal punto di vista scientifico ma anche da quello umano del rapporto sanitari pazienti. Di tutto questo si è discusso durante la Web Conference dal titolo “Il paziente Geriatrico nell’era covid 19. Management in acuto e nel long Covid” che si è svolto all’Ospedale del Mare il 18 giugno. Ernesto Grasso, ex primario della medicina generale che ha combattuto in prima linea contro il Covid fino al raggiungimento della pensione, Carolina Bologna e Gabriella Oliva, medici dello stesso reparto, hanno organizzato l’incontro per mettere insieme le conoscenze acquisite e fare il punto della situazione anche del Long Covid. Al centro del dibattito i pazienti anziani, i più colpiti anche mortalmente dalla pandemia.

“Era importante intervenire non solo farmacologicamente ma anche umanamente – ha detto Bologna – all’inizio è stata dura perché dovevamo combattere contro un virus misterioso. Abbiamo vissuto lo sgomento di vedere tanti pazienti morire. Restavamo inermi davanti ai familiari che dovevano subire un distacco e che spesso non avrebbero mai più rivisto i parenti dopo lasciati al Covid center”. “Poi però tanti passi sono stati fatti in avanti sulla gestione soprattutto dei malati complessi, della ventilazione – ha continuato Oliva – Abbiamo capito che molte volte l’intubazione non era la soluzione anche con pazienti molto gravi. Dobbiamo imparare ancora a gestire il long Covid, soprattutto per la terza età e nel paziente complesso fragile perché i sintomi possono persistere anche per diverse settimane. Il virus è ancora in circolo, esistono le varianti, dobbiamo fare ancora molta attenzione anche se i numeri sono confortanti”.

L’occasione della web conference è stato anche il modo per sugellare un nuovo traguardo nella lotta del personale dell’Ospedale del Mare contro il virus, la chiusura della sub intensiva Covid. “Quest’ospedale è stato in prima linea contro il CovidMaria Corvino, Direttore Sanitario Aziendale Asl Napoli 1 – Adesso la parte virologica ha preso un altro tipo di situazione grazie alle vaccinazioni. A questo punto l’ospedale deve tornare a vivere, così come la popolazione . Stiamo decidendo per la chiusura della terapia intensiva covid, visto che da giorni ci sono zero pazienti, chiudere la sub intensiva e anche la medicina Covid. Questo però non significa che chiudiamo tutto, ma che nel momento in cui dovesse capitare nuovamente un picco di contagi siamo pronti a riaprire tutto”.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.