Federico Mollicone, presidente della commissione Cultura della Camera e deputato di Fratelli d’Italia, in un dibattito alla festa del partito di Giorgia Meloni, ha parlato dello stato in cui versa il giornalismo: “L’algoritmo ha cambiato il giornalismo che si basa ormai tutto sui click e sul titolo. Ormai si cerca la battuta, la gaffes. Il giornalismo ha raggiunto un livello paradossale”.

Mollicone attacca i giornalisti

Poi, dal palco di Piazza Vittorio a Roma, Mollicone ha parlato del suo lapsus durante la cerimonia per l’assegnazione del Premio Strega in cui ha elencato le iniziative di promozione della lettura. “Per fortuna c’era la diretta e quindi il discorso è stato seguito”, ha affermato il meloniano, criticando il fatto che sui giornali “fosse finito solo il lapsus di quando ha detto ‘la strega’ e non ‘lo strega’”, parlando del premio. Poi l’affondo contro chi tra giornalisti e comici ha rimarcato l’errore: “Ognuno ha il proprio mestiere: a loro di far ridere, a noi di governare”.

La precisazione di Mollicone

A stretto giro è arrivata la precisazione di Mollicone al Riformista che pubblichiamo: “Con riferimento al vostro articolo intendo specificare che la mia battuta ad ognuno il suo mestiere ‘a loro quello di far ridere a noi quello di governare’ era riferito alla categoria dei comici politicizzati non certo ai giornalisti”.

Sangiuliano e Fratelli d’Italia attaccati con razzismo ideologico

Mollicone durante la stessa occasione ha parlato di altro, del rapporto tra il proprio partito e la cultura: “A coloro che continuano ad attaccare il ministro Gennaro Sangiuliano e noi di Fratelli d’Italia ‘con razzismo ideologico’ voglio dire che ‘non se ne può più: non siamo figli di un dio minore, siamo portatori di una visione che rappresenta la maggioranza degli italiani e loro se ne devono fare una ragione”. “Noi siamo i figli e i rappresentanti della cultura nazionale. Noi siamo Petrarca, Boccaccio, Dante e Macchiavelli. Noi rappresentiamo l’identità italiana e ce ne sentiamo portatori. Noi ci rifacciamo al fiume carsico della identità tradizionale. Siamo per la cultura alta e popolare. Non ci vergogniamo di essere popolo. Come recita una bellissima strofa di Paolo Conte, noi siamo leggenda e popolo. Se ne facciano una ragione tutti quanti, perché rappresentiamo la maggioranza degli artisti, cantanti, danzatori; e ce ne facciamo un vanto, non siamo secondi a nessuno e non saremmo mai figli di un dio minore” ha aggiunto Mollicone.

La reazione del Pd: imbarazzante

“È imbarazzante persino commentare le dichiarazioni demenziali pronunciate nel corso di un dibattito a una festa del partito a Roma dal presidente della Commissione Cultura Federico Mollicone. Le sue parole sui presunti figli della cultura nazionale, sugli eredi di Petrarca, Boccaccio, Dante e Macchiavelli e i rappresentati dell’identità italiana sono assurde”, si legge in una nota dei deputati del Pd della commissione cultura alla Camera. “Per ora il tentativo di costruire un’egemonia culturale di destra si sta palesando solo con l’occupazione sistematica e bulimica di ogni spazio e in una serie di imbarazzanti gaffes del ministro Sangiuliano. Più che figli di un Dio minore, sono i protagonisti del fallimento della creazione di una cultura di destra conservatrice ed europea. Nelle parole di Mollicone c’è un’ansia recriminatoria e rivendicativa che dimostra solo la consapevolezza che quel che si vorrebbe affermare e raccontare in realtà non esiste. Noi siamo leggenda? A Mollicone verrebbe da dire: anche meno”, si legge ancora nella nota.

Redazione

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