Politica
Il futuro del governo passa per la scuola, “il 14 settembre tutti in classe se no cade il governo”
Scuola e lavoro. Soprattutto sulla prima “ci giochiamo tutto”, il futuro, la ripartenza e quindi il governo, dice Matteo Renzi inaugurando la scuola di politica di Italia Viva a Castrocaro Terme. Duecentocinquanta ragazzi under 30 selezionati su diecimila richieste, segno che l’antipolitica ha perso. Sta vincendo invece la voglia di buona politica, ingrediente fondamentale contro il degrado e la decrescita. C’era attesa per il ritorno del leader di Italia viva dopo due settimane di “silenzio” utile soprattutto al tormento che sta vivendo il Pd dopo il fallimento dell’alleanza strutturale con i 5 Stelle, uno schiaffo sui denti a chi ci ha creduto e ci aveva investito per il futuro.
Un silenzio, quello di Renzi, utile anche per la lacerazione che sempre il Pd sta vivendo indeciso tra il Sì è il No al referendum sul taglio dei parlamentari. È solo un caso, ma forse no, che Renzi torni pubblico il giorno in cui il segretario dem Nicola Zingaretti spiega in una lunga intervista al Corriere della Sera “le condizioni” per votare Si: approvare entro il 20 settembre “almeno in un ramo del Parlamento la nuova legge elettorale proporzionale, due correttivi costituzionali sul Senato e i regolamenti parlamentari sull’iter di approvazione delle leggi”. Tutto questo fa parte di un accordo firmato a ottobre 2019 in concomitanza con la quarta e ultima votazione sul taglio dei parlamentari (da 945 a 600). L’accordo però è saltato perché è di tutta evidenza che le condizioni poste da Zingaretti non possono essere soddisfatte entro il 20 settembre. Questione di tempo, l’agenda dei lavori parlamentari – che inizieranno il primo settembre. – è troppo fitta. Ma l’ostacolo è anche politico perché non c’è accordo sulla legge elettorale.
«Renzi non parlerà di legge elettorale né di referendum», ripetono dallo staff dell’ex premier. È così è stato. Infatti. Ma la lista delle priorità dettate dal leader di Italia viva – “scuola e lavoro, ci giochiamo tutto su questo e Italia viva non parlerà d’altro nella campagna elettorale” – esclude nei fatti l’impiego delle risorse parlamentari in discussioni sulle regole del gioco, cioè legge elettorale, altre modifiche costituzionali e regolamenti parlamentari. Non una parola è uscita dalla bocca di Renzi sul referendum. Il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, ospite vip della prima giornata, ha fatto a Castrocaro il suo endorsement per il Sì. Quello di Bonaccini è un Pd lontano anni luce da quello che Zingaretti si ritrova ad amministrare forse anche al di là delle sue reali intenzioni visto che il governatore del Lazio ha avuto con M5s un rapporto complicato. Il destino del Pd, del suo posizionamento e della sua governance, tema su cui si stanno consumando varie ipotesi, sarà deciso dopo le regionali.
Nell’attesa Renzi ribadisce una volta di più la posizione di Italia viva: «Abbiamo mandato a casa Salvini perché non volevano morire da sovranisti. Adesso è chiaro che non vogliamo vivere da grillini». Dunque il renzismo, esaurita la scelta di necessità dettata dalla crisi di un anno fa, non sarà mai in una alleanza strutturale che vede azionisti i 5 Stelle. Una prospettiva su cui Renzi e Bonaccini sembrano concordare al cento per cento. Le priorità della campagna elettorale sono quindi scuola, lavoro, Europa (fondi, progetti , eccetera). Ma sulla ripartenza del 14 settembre si accavallano notizie poco rassicuranti. Ieri il vertice governo-regioni su banchi, distanze, mascherine e trasporti pubblici non ha prodotto risultati definitivi. Si discute ancora. «Dobbiamo aprire le scuole il 14 settembre, ci giochiamo il futuro», fissa l’asticella Renzi. «Un Paese con la scuola chiusa è un Paese fermo». Ma il 14 settembre in gioco è anche il futuro del governo.
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