Tutti si aspettavano che Vincenzo De Luca commentasse la crisi di governo che, proprio in queste ore, sta agitando la politica italiana. Durante il consueto videomessaggio del venerdì, invece, il presidente della Campania ha spiazzato tutti dedicando alla questione non più di 58 secondi su un totale di oltre 35 minuti. Ma davvero? Possibile che il governatore, che non più tardi di sette giorni fa aveva ampiamente commentato l’assalto dei sostenitori di Trump a Capitol Hill, non intervenga sulle dinamiche politiche di casa sua? È comprensibile che De Luca, autore di veementi attacchi nei confronti del premier Conte, eviti di prendere posizione sulla rottura tra il premier Giuseppe Conte e il leader di Italia Viva Matteo Renzi?
Lo smarrimento è giustificato se si pensa che, poco più di due mesi fa, il governatore campano non era stato tenero nei confronti dell’esecutivo guidato da Giuseppe Conte imputandogli di aver prodotto solo caos: «Fatti salvi tre o quattro ministri, questo non è un governo. Se bisogna collaborare con certi personaggi, è meglio mandare a casa questo governo». Ieri, invece, De Luca si è limitato a parlare di «situazione imbarazzante che sta screditando l’Italia in Europa e nel mondo» e a vaticinare che adesso «può succedere di tutto» per poi spostare l’attenzione del popolo di internet sul suo prossimo obiettivo: concludere la campagna vaccinale entro dicembre di quest’anno per fare in modo che la Campania sia la prima regione italiana ed europea a uscire dalla pandemia. Insomma, quando non sussisteva alcun rischio di caduta del governo Conte, De Luca non esitava ad attaccare duramente il premier e i ministri; ora che l’esecutivo giallorosso sembra sul punto di sfarinarsi, il governatore non entra nel merito di una questione cruciale per il futuro prossimo dell’Italia.
È evidente come la strategia comunicativa del presidente della Campania sia cambiata. Dopo contestazioni e critiche al limite dell’insulto, De Luca abbassa i toni, rientra in una dimensione sua propria e attende gli eventi come altri 60 milioni di cittadini italiani. A differenza di questi ultimi, però, il presidente campano non è uno spettatore interessato della crisi. Nel probabile rimpasto, infatti, potrebbe rientrare il figlio Piero, che attualmente è deputato ma il cui nome circola da tempo tra quelli dei prossimi sottosegretari. L’eventuale “promozione” di De Luca junior, che voci di corridoio danno in pole position per una poltrona di peso al Ministero degli Esteri, rafforzerebbe ulteriormente la posizione del padre all’interno del Partito democratico e gli consentirebbe di avere ancora più voce in un capitolo delicato come quello relativo alla scelta dei candidati sindaci alle prossime elezioni comunali.
In una situazione politica fluida e confusa come quella che l’Italia si trova ad affrontare in queste ore, schierarsi in maniera aperta a favore dell’uno o dell’altro contendente può rivelarsi poco saggio o addirittura controproducente. Ecco perché la crisi politica ci restituisce un De Luca più conciliante e meno portato allo scontro frontale con i vari rappresentanti istituzionali che lo circondano. E questo rappresenta senz’altro un bene per la Campania. A prescindere dall’esito, quindi, la rottura tra Renzi e Conte sembra aver sortito un primo effetto positivo.