La polemica
In Grecia la polemica della serie Netflix su Alessandro Magno finisce in parlamento: con Efestione fu amore omosessuale?
La questione è finita in un dibattito in parlamento, dove Dimitris Natsiou, presidente di Niki, partito greco di estrema destra, ha accusato la serie Netflix Alexander, the making of a god di essere “deplorevole, inaccettabile, antistorica”, sostenendo che “l’obiettivo subliminale è dare un’idea dell’omosessualità come perfettamente accettabile nei tempi antichi, una tesi priva di basi”.
La serie
La serie televisiva Netflix è un docudrama britannico su Alessandro Magno che descrive la relazione tra il grande condottiero macedone e il suo fedele generale Efestione come un amore omosessuale. Per la ministra della Cultura del governo di Atene è “una fiction di qualità estremamente bassa e pessimo contenuto, piena di inesattezze storiche”, sostenendo che “Non c’è alcuna menzione nelle fonti dell’epoca di un rapporto che vada oltre l’amicizia”.
E su questo le opinioni degli specialisti divergono. Se è vero che i greci non avevano una parola per indicare l’omosessualità, perché nel loro vocabolario non esisteva, e che era tutto parte della sessualità c’è chi come Thomas Martin, docente di storia greco-romana al College of the Holy Cross, università gesuita in Massachusetts, nota che, nonostante Alessandro ed Efestione si identificassero in due personaggi dell’Iliade come Achille e Patroclo, oggi comunemente considerati amanti, Omero non li abbia mai indicati come tali e una interpretazione simile si è diffusa soltanto in seguito, sebbene citata da eminenti autori come Eschilo e Platone e chi come Robin Lane Fox, docente di classici a Oxford, ribatte che l’amore tra due uomini “non era fuori dalla norma”.
Le accuse respinte
Di certo il legame fra Alessandro e il generale era fortissimo, descritto dai contemporanei come “due spiriti nello stesso corpo” e testimoniato dall’immenso dolore del condottiero alla morte di Efestione, al quale avrebbe voluto tributare onori pari a quelli riservati agli dei. Così la ministra ha respinto la richiesta di intraprendere azioni contro Netflix: “Non è compito del governo censurare, sull’arte ognuno può avere diverse opinioni”.
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