Sfida al vertice
Verso Juventus-Inter, il big match con in palio il primato in classifica
In palio c’è il primato in classifica: i nerazzurri tentano la fuga per staccare tutti, i bianconeri provano il sorpasso per arrivare in testa
Lautaro Martinez, da solo, ha segnato due gol in più di quanto abbiano fatto complessivamente i quattro attaccanti della Juventus: dodici contro dieci. Chiesa e Vlahovic, quattro reti a testa, hanno lo stesso score di Marcus Thuram. Questi numeri spiegano meglio di qualsiasi analisi quale sia la differenza attuale tra Inter e Juventus che domenica, ore 20.45, si sfideranno allo Stadium nel big match di giornata che vale il primato in classifica. Inter prima in classifica, Juventus seconda a due lunghezze di distanza hanno sostanzialmente lanciato la prima fuga della stagione. Se l’Inter dovesse vincere allungherebbe staccando tutti; accadesse il contrario, la squadra di Allegri tornerebbe in testa alla classifica e si candiderebbe al titolo, prospettiva non banale viste le vicissitudini dell’ultimo periodo che hanno tolto al tecnico livornese pedine importanti, dopo un mercato estivo peraltro in tono minore.
Le rose di Juventus e Inter a confronto
L’attacco, il migliore del campionato, è sicuramente il reparto che fa pendere il piatto della bilancia dalla parte di Simone Inzaghi: 29 gol per Lautaro e compagni contro i 19 dei bianconeri. Le difese sostanzialmente si equivalgono: 6 gol subiti dall’Inter e 7 dalla Juve. Ed è proprio questo dato che spiega l’exploit juventino: grazie a una lunga serie di reti inviolate, interrotta dopo 615 minuti da un’ininfluente rete di Dossena del Cagliari, Allegri è riuscito a dare solidità a una squadra certamente non bella ma sicuramente molto concreta. Così dopo un avvio di stagione con qualche pausa inaspettata, la Juve si è messa a correre ed è stata l’unica capace di tenere il passo della Beneamata. La porta di Szczęsny è stata blindata da un terzetto – Bremer, Gatti e Rugani – che nessun ardito avrà mai il coraggio di paragonare alla celebre BBC (Barzagli, Bonucci e Chiellini) ma che comunque sta garantendo una tenuta tanto efficace quanto sorprendente. Dal canto suo, Inzaghi può contare sulla migliore rosa della Serie A allestita magistralmente da Beppe Marotta, già demiurgo delle grandi Juventus di Conte e Allegri I: Barella, Çalhanoğlu, Mkhitaryan e Frattesi garantiscono un centrocampo di caratura internazionale, Sommer ha rappresentato un’ottima successione a Onana, la difesa è ancora più forte con l’innesto di Pavard, l’attacco è stellare grazie alla presenza di Lautaro, autentico lusso per il nostro campionato.
La rivincita di Inzaghi e Allegri
La sfida di domenica rappresenterà anche una sorta di rivincita personale per i due tecnici spesso discussi e poco amati da una parte della tifoseria – la quasi totalità se parliamo di Allegri. A Milano in molti si sono dovuti ricredere dopo la finale vinta di Coppa Italia e la sfortunata finale di Champions dello scorso anno e dopo questo avvio di annata ampiamente positivo. Chi critica il gioco della Juve deve ammettere comunque che al momento “acciuga” sta compiendo una sorta di piccolo miracolo: senza Pogba, Fagioli e con una squadra sostanzialmente imperniata su ragazzi di belle speranze, sta tenendo testa alla corazzata nerazzurra e ha messo dietro tutte le altre. A Torino, dove non ci sono più i vari Tevez, Higuain, Pirlo, Bonucci, Buffon e Chiellini, chiedere punti e calcio champagne è forse troppo.
Il confronto con gli altri campionati
Non sfuggirà che Juventus Inter, il big match della Serie A, avrebbe come partite omologhe in Spagna e Inghilterra, ad esempio, Barcellona-Real Madrid e Manchester City-Liverpool. Usiamo il condizionale perché, al di là di come potrà andare la sfida di domenica, è evidente quanto ormai siano distanti il nostro mondo con quelli dei campionati dei big. Anni luce. Bellingham, Haaland, Salah, Lewandowski illuminano sfide che alle nostre latitudini hanno il sapore della fantascienza, un po’ come accadeva un po’ di tempo fa al contrario, quando Juve-Inter era Del Piero e Trezeguet contro Vieri e Ronaldo o, andando più indietro ancora, Platini contro Rummenigge. Sembra un secolo fa, allora l’Ucraina non faceva paura e l’allenatore dell’Italia aveva l’imbarazzo della scelta al momento delle convocazioni.
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