“Il segreto della stagione del Napoli è stata la preparazione in estate: De Laurentiis ha rinunciato ai tanti soldi delle tournée in giro per il mondo e ha lavorato sodo tra Dimaro e Castel di Sangro“. A parlare è Luciano Moggi, ex dirigente del club azzurro e della Juve, radiato a vita dal mondo del calcio dopo la vicenda Calciopoli. Incontrato nella FRECCIALounge della stazione Termini di Roma,  Moggi riconosce la stagione trionfale della squadra di Luciano Spalletti e ribadisce il proprio disappunto sul gioco rinunciatario della Juventus di Massimiliano Allegri.

“Lo scudetto del Napoli è meritato anche se non ci sono state le altre squadre: tutte le big infatti hanno meno punti dello scorso anno” sottolinea. Il segreto però è nell’estate scorsa quando “la società, criticata per gli addii di Mertens, Insigne, Koulibaly, decise di formare il nuovo promettente gruppo in un doppio di tiro di oltre 20 giorni, formando il gruppo e rinunciando alle passerelle amichevoli in giro per il mondo”. Quanto ai singoli, Moggi esalta Osimhen, un po’ meno Kvaratskhelia. Il georgiano “innanzitutto non è una scoperta, era già conosciuto dai club europei ma valutato troppo dalla squadra russa dove giocava. Il Napoli – riconosce Moggi – è stato bravo ad aspettare il momento opportuno per portarlo in Italia a un prezzo bassissimo”.

Quanto al gioco di Kvaratskhelia, per l’ex dirigente sportivo il 77 azzurro “dribbla solo in orizzontale. Ne può superare anche due di fila ma facendo così alla fine c’è sempre un terzo giocatore che lo ferma”. Con la presenza di Osimhen c’è invece “maggiore verticalità e più soluzioni anche per l’esterno offensivo georgiano”.

In vista della prossima sessione estiva di calciomercato, Moggi apre alla cessione di qualche big del Napoli: “Se arriva l’offerta giusta il giocatore va venduto, ho sempre ragionato così”. E per rafforzare la sua tesi, ricorda quando “mi chiamò nell’estate del 2001 Florentino Perez per chiedermi Zidane. Di lì a poco sarebbe diventato presidente del Real Madrid e voleva iniziare con un colpo ad effetto. Io non avevo una lira per la campagna acquisti e accettai i 150 miliardi. Con quei soldi presi prima Buffon, Thuram e Cannavaro dal Parma, poi andai da Cragnotti per Pavel Nedved“. In quella stagione arrivò anche Filippo Inzaghi: insomma “con i soldi di Zidane feci mezza squadra”.

Chiusura dedicata alla sua Juve. Prima le frecciate ad Allegri, poi la valutazione sul caso plusvalenze. “E’ una squadra che non gioca un calcio moderno, non attacca. Contro l’Inter in Coppa Italia l’unico attaccante a disposizione, Milik, stava in panchina ed è entrato nel secondo tempo. Ma – osserva Moggi – c’è da dire che nonostante questo, nonostante la penalizzazione, la Juve è terza in classifica, può andare in Champions, ed è in semifinale di Europa League”. Sul caso plusvalenze e la decisione di congelare i 15 punti in attesa di una nuova valutazione, l’ex dg bianconero spiega: “La plusvalenza non è un illecito ma la Juve paga l’essere quotata in borsa. Gli stipendi a nero? Non ho approfondito la questione, non saprei” taglia corto.

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Giornalista professionista, nato a Napoli il 28 luglio 1987, ho iniziato a scrivere di sport prima di passare, dal 2015, a occuparmi principalmente di cronaca. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa, ho frequentato la scuola di giornalismo e, nel frattempo, collaborato con diverse testate. Dopo le esperienze a Sky Sport e Mediaset, sono passato a Retenews24 e poi a VocediNapoli.it. Dall'ottobre del 2019 collaboro con la redazione del Riformista.