Chiara presa di posizione della Columbia University durante la Settimana Ebraica di New York. L’università ha sospeso due gruppi studenteschi, Jewish Voice for Peace (JVP) e Students for Justice in Palestine (SJP) dichiarando che hanno infranto le politiche accademiche con l’uso di retorica minacciosa e intimidatoria. La sospensione avrà effetto per il resto del semestre autunnale, una durata di circa sei settimane, e implicherà il divieto di ricevere finanziamenti universitari e organizzare eventi all’interno degli spazi universitari.

La decisione è stata motivata dalla violazione ripetuta delle politiche universitarie, culminate in un evento non autorizzato tenutosi nelle scorse ore caratterizzato da minacce e intimidazioni. Gerald Rosberg, dirigente senior della Columbia e presidente della commissione speciale sulla sicurezza dei campus, ha dichiarato che per essere reintegrati, i gruppi dovranno dimostrare un impegno a rispettare le politiche dell’istituto.

Sia JVP che SJP hanno svolto un ruolo attivo nell’organizzazione di proteste e altre azioni presso la Columbia, chiedendo un cessate il fuoco nella guerra tra Israele e Hamas a Gaza e accusando Israele di genocidio. La Columbia è stata un centro caldo per l’attivismo universitario collegato al conflitto, con molte segnalazioni di aggressioni, incluso un attacco a uno studente israeliano descritto dalla polizia come un crimine d’odio.

Le reazioni

La sospensione ha suscitato reazioni contrastanti, con sostenitori di entrambe le parti che hanno espresso opinioni divergenti sulla risposta della Columbia all’attivismo legato al conflitto israelo-palestinese. La decisione arriva in un contesto in cui dibattiti sulla situazione in Medio Oriente, attivismo e occasionali episodi di violenza, si verificano in tutti i campus universitari del paese.

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Redazione

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