Nel novembre di quindici anni fa Barack Obama veniva eletto presidente degli Stati Uniti d’America. Il 44esimo, il primo afroamericano. Un giorno, il 4 novembre del 2008, che non fatichiamo a definire storico. Un uomo (come si ama dire) venuto dal nulla, un giovane senatore di colore, a capo della maggiore potenza mondiale. Un avvenimento che segna uno spartiacque per la storia degli Stati Uniti e del mondo intero.

Ma chi è Barack Hussein Obama?

La sua storia parte da lontano, lontanissimo. Nasce nelle Hawaii, a Honolulu. Il padre originario del Kenya, la madre del Kansas. Lui economista, lei antropologa. Si separano subito, con Barack ancora piccolissimo. Crescerà con la famiglia della madre; per un breve periodo in Indonesia e poi di nuovo a Honolulu dove completa la sua istruzione prima di trasferirsi a New York. Spaesato in una città enorme e con pochissime disponibilità, come racconta lui stesso nel libro Una terra promessa, riesce a laurearsi in Scienze politiche alla Columbia. Si trasferisce dunque a Chicago, in un quartiere poverissimo, per collaborare con organizzazioni non profit e aiutare le persone del posto ad immaginare un futuro. Lì si fa notare per la sua sovrumana energia e per la naturale capacità di persuasione. Fu quella probabilmente la prima esperienza durante la quale Obama mostrò quelle doti carismatiche che molti anni più tardi lo porteranno alla Casa Bianca.

Trascorre qualche periodo ad Harvard per studiare Giurisprudenza. Si laurea e fa ritorno a Chicago per andare a occupare la cattedra di Diritto costituzionale all’Università e per sposare Michelle Robinson (conosciuta durante uno stage estivo presso uno studio legale della città).
Non abbandona, anzi intensifica il suo impegno politico. Nel 1996 entra a far parte del Senato dell’Illinois, dove svolge un importante lavoro su sanità e diritti civili. Ad impressionare del giovane Obama è l’abilità nel riuscire a lavorare con tutti, avversari politici compresi, la non comune predisposizione al compromesso (termine disprezzato ma che sta alla base della politica e della vita di tutti i giorni).

Tutte qualità che, dopo una brutta sconfitta per il Congresso, gli consentono di arrivare a Washington nel 2004 come membro del Senato degli Stati uniti. Anche nella capitale non impiega molto tempo per farsi notare. La sua luce cresce in maniera vertiginosa, fino a superare i confini americani. Prestigiose riviste internazionali lo annoverano tra i politici più influenti del pianeta, tra le personalità in grado di cambiare il mondo.
Nonostante le convinte smentite dell’interessato, si fa sempre più insistente l’ipotesi di una sua candidatura alle presidenziali del 2008. Le importanti relazioni internazionali che Obama aveva creato durante i suoi anni al Senato furono decisive per fugare ogni dubbio dei democratici. Nel febbraio 2007 il giovane senatore dell’Illinois rompe gli indugi e annuncia ufficialmente la sua candidatura. Alle primarie deve confrontarsi con personalità molto più esperte di lui, come l’ex first lady Hillary Clinton. Anche per questo sceglierà poi come vice una “vecchia volpe” della politica americana, l’attuale presidente Joe Biden.

Il discorso in New Hampshire del gennaio 2008 è un altro momento chiave da cerchiare in rosso. È lì che nasce uno degli slogan più famosi di tutti i tempi; tre parole semplici ma potentissime, terribilmente efficaci: “Yes, we can”. Obama conquista la nomination democratica e diventa il primo afroamericano a concorrere ufficialmente per la Casa Bianca. A sfidarlo John McCain, veterano di guerra e repubblicano molto esperto, un patriota stimato dal popolo americano. La campagna elettorale di Obama e del suo staff è particolare e inedita. La prima che ai metodi tradizionali affianca un intelligentissimo utilizzo di internet, riuscendo così a raggiungere un maggior numero di persone. L’uragano Obama e la voglia di reale cambiamento che si respira nel Paese fanno il resto. Il 4 novembre vince le elezioni battendo il record di voti del suo predecessore Bush.

«Se là fuori c’è ancora qualcuno che dubita che l’America sia un luogo dove tutto è possibile, che ancora si chiede se il sogno dei nostri padri fondatori sia tuttora vivo ai nostri giorni, che ancora mette in dubbio la forza della nostra democrazia, questa sera ha avuto la risposta…». Queste le prime parole del neoeletto presidente alla folla che lo acclama al Grant park di Chicago. Un’altra marea di persone raggiunge Capitol Hill il 20 gennaio del 2009 per assistere al giuramento del primo presidente afroamericano della storia degli Stati Uniti. Le telecamere inquadrano i volti dei presenti in lacrime, increduli; sentono loro quel momento, in particolare gli afroamericani vivono quell’elezione come una rivincita per tutte le ingiustizie e le discriminazioni subite. La sensazione e la consapevolezza di essere davanti a una svolta, ad un tornante della storia, è praticamente unanime.
Obama inizia così uno dei più grandi viaggi della sua vita (come definì Bush la presidenza telefonandogli per complimentarsi). Un periodo delicatissimo segnato dalla crisi economica globale, durante il quale Obama compie senza dubbio degli errori, riportando però altrettanti successi come la riforma sanitaria dell’Obamacare e la cattura di Bin Laden. Nel 2012 otterrà la rielezione e il secondo mandato, battendo il repubblicano Mitt Romney. Ad ogni modo, non è l’intento di questo articolo esprimere un giudizio sugli otto anni di presidenza Obama.

Non so in tutta sincerità se Barack Obama sia riuscito a corrispondere alle aspettative di cambiare il mondo o la politica americana, ma sono certo che conoscere la sua storia e il suo esempio rappresenti uno strumento prezioso per orientarsi in un tempo quantomai complicato come quello di oggi. Sono convinto che il fenomeno Obama ispirerà ancora molte generazioni dopo la mia. Mi piace perciò concludere ricordando le parole pronunciate all’indomani della sua elezione (il 5 novembre del 2008) da un altro gigante come Nelson Mandela:

«La vittoria di Barack Obama dimostra che nessuna persona, ovunque sulla Terra, deve aver paura di sognare di poter cambiare il mondo in meglio».

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Nato a Cosenza 27 anni fa, vive a Roma dal 2015. Ha lavorato come giornalista tirocinante presso Mediaset RTI, nella redazione politica di News Mediaset (Tg4, StudioAperto, TgCom24). È laureato in Filologia Moderna alla Sapienza e ha conseguito il Master in Giornalismo radiotelevisivo con Eidos Communication. Si occupa di giornalismo politico. Redattore di Radio Leopolda, collabora alla Camera dei deputati. Ha scritto un libro su Giulio Andreotti. È fortemente interista, ma ha anche dei difetti