I negoziati a senso unico
La fine della guerra ucraina passa da Riad, Rubio e Lavrov isolano Kiev (e l’Europa)
Colloquio del segretario di Stato Usa e i ministri degli Esteri di Italia, Francia, Germania, Regno Unito e Ue
La telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin non è stata soltanto una parentesi. La Casa Bianca e il Cremlino vogliono proseguire il dialogo anche nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. E il primo obiettivo è quello di arrivare a un’intesa che ponga fine alla guerra in Ucraina. Il negoziato non è né facile né breve, ma l’incontro in Arabia Saudita ha fornito alcune indicazioni molto precise sulle intenzioni dei due leader.
Il segretario di Stato americano, Marco Rubio, ha annunciato che le due superpotenze hanno trovato un’intesa almeno su quattro principi. Il primo è quello di “ristabilire la funzionalità delle nostre rispettive missioni a Washington e Mosca”. Il secondo punto è la nomina di una squadra di alto livello per proseguire nei negoziati sull’Ucraina “in un modo che sia duraturo e accettabile per tutte le parti coinvolte”. Il terzo punto riguarda una riflessione tra i rispettivi governi per “la cooperazione geopolitica e quella economica che potrebbe derivare dalla fine del conflitto in Ucraina”. Il quarto è un impegno da parte di Rubio e di tutte le altre persone coinvolte nell’incontro saudita a proseguire nel negoziato: il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz, l’inviato speciale Steve Witkoff, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e il consigliere Yuri Ushakov.
Questi sono i punti cardinali attraverso cui si orienterà il dialogo. Ma oltre a questi, è difficile prevedere quali possano essere gli sviluppi delle trattative. I russi vogliono mostrare questo summit come una vittoria diplomatica. Trump vuole certificare la sua leadership. Ma da parte di Kiev la reazione è stata profondamente negativa. E questo, dopo l’incontro di Riad, è apparso quasi inevitabile. Alla fine del vertice, Lavrov ha detto che Volodymyr Zelensky “e tutta la sua squadra devono essere fatti ragionare e ricevere una bacchettata sulle mani”. Il ministro ha anche sottolineato che Washington ha iniziato a comprendere le esigenze di Mosca. Il ministro si è anche lanciato nell’ipotesi che Washington rimuova le sanzioni. E Lavrov ha anche avvertito che la Russia non accetterà forze di pace di Paesi atlantici, sottolineando che Trump è stato “il primo dei leader occidentali” a capire che “trascinare l’Ucraina nella Nato è stato uno dei più grandi errori di Joe Biden”.
Affermazioni che di fatto certificano tutto ciò che Kiev teme da questo negoziato a due. E per questo la reazione di Zelensky è stata particolarmente dura. Il presidente ucraino ha annullato la visita in Arabia Saudita e ha detto che il vertice di Riad è stato una sorpresa anche per il suo governo. In visita in Turchia, ha accusato Mosca e Washington di parlare di Ucraina senza l’Ucraina e di non accettare gli esiti di questo tipo di incontri. E in attesa che l’inviato speciale di Trump, Keith Kellogg, inizi la visita a Kiev, Zelensky ha anche chiesto che Unione europea, Regno Unito e Turchia partecipino al negoziato. Un’apertura, quella all’Europa, fatta anche dallo stesso Rubio, ma che rischia di essere quasi una piccola ricompensa a un continente che, specialmente dopo il vertice di Parigi, appare ben lontano dall’avere unità di intenti e un ruolo effettivo. Divisi su tutto e preoccupati dall’idea che Trump abbandoni o sfidi l’Europa, i Paesi che hanno partecipato alla riunione parigina hanno un peso specifico sempre più ridotto.
Come spiegato da Politico, in Ue stanno anche tentando di ammorbidire The Donald con offerte sul gas, sul budget per la difesa e ipotizzando un abbassamento dei dazi sulle auto americane. Ma il dialogo tra Putin e Trump rischia di essere un punto di non ritorno per il sistema europeo. Mosca e Washington hanno di fatto già escluso Bruxelles dalle scelte che contano. Anche il Regno Unito è ormai fuori dai giochi. Ieri sera c’è stata una conferenza telefonica fra i ministri degli Esteri del “Quint”, il gruppo che riunisce Francia, Germania, Italia, Stati Uniti e Regno Unito, cui è aggiunta l’Alta rappresentante Ue Kaja Kallas. Un modo per fare il punto su quanto accaduto a Riad. Ma l’isolamento dello “zar”, voluto da Biden e sostenuto da gran parte dell’Unione europea, è sostanzialmente finito con la telefonata tra il tycoon e il capo del Cremlino. Al punto che qualcuno suggerisce che ora è Zelensky, paradossalmente, a trovarsi sempre più isolato. E l’incontro di Raid ha sugellato l’importanza delle relazioni bilaterali per i due leader.
Inoltre, per arrivare a un accordo sull’Ucraina, il compromesso sarà inevitabile, con concessioni da entrambe le parti. Solo che quelle di Kiev (e dell’Europa) potrebbero essere alquanto dolorose. Trump ha fatto capire che Zelensky potrebbe pagare un conto molto salato in termini di risorse e terre rare (e una bozza avuta dal Telegraph suggerisce come le mire Usa potrebbero essere estremamente ampie, quasi da riparazioni di guerra). E l’obiettivo di Putin, a questo punto del conflitto, può anche prevedere di attendere la piena riconquista del Kursk: ultima carta in mano al leader ucraino per uno scambio di territori che eviti una pace che assomigli a una resa.
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