Esteri
La mutua difesa Pakistan-Arabia Saudita sotto il grande ombrello nucleare
Il primo messaggio dopo l’attacco israeliano contro Hamas a Doha non è arrivato dal Qatar e dalla riunione dei leader arabo-islamici. Il vertice d’urgenza ha in realtà prodotto ben poco rispetto ai toni utilizzati nelle ore immediatamente successive al raid delle Israel defense force, sia per evitare una frattura con gli Stati Uniti sia perché ogni Paese ha con lo Stato ebraico rapporti e strategie diverse. Invece, quella che sembra essere la prima vera reazione a quel bombardamento arriva da due dei Paesi del mondo islamico: Arabia Saudita e Pakistan. Islamabad e Riad, infatti, hanno annunciato un patto di mutua difesa. E l’accordo siglato dal principe ereditario dell’Arabia Saudita Mohammed bin Salman e dal primo ministro pakistano Shehbaz Sharif parla chiaro. Un attacco contro uno dei due Stati sarà considerato “un’aggressione contro entrambi”.
Dalle due capitali sono arrivati subito messaggi distensivi per ribadire che questo accordo sorge da un negoziato molto più profondo e che non è diretto contro qualcuno o come reazione a un evento. Eppure, la tempistica non può essere sottovalutata. Pochi giorni fa, i caccia israeliani hanno lanciato missili balistici dal Mar Rosso contro i dirigenti di Hamas a Doha. E quattro mesi fa, India e Pakistan si sfidavano in una escalation militare estremamente pericolosa e più violenta del solito che ha visto anche il diretto interessamento del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. In quell’occasione, inoltre, lo stesso premier israeliano Benjamin Netanyahu confermò che nelle 96 ore di conflitto le armi dello Stato ebraico vendute e prodotte insieme all’India avevano “funzionato bene”. Parole che si univano alle tensioni sempre più crescenti con Islamabad e che hanno certificato, invece, gli ottimi rapporti instaurati dal governo Netanyahu con quello di Narendra Modi. In questi giorni, anche il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich si è recato in India per siglare alcuni accordi di cooperazione economica con il gigante asiatico. E lo stesso primo ministro, nella famosa mappa in cui dipingeva la sua idea di nuovo Medio Oriente, indicava come “the blessing”, “la benedizione”, un corridoio dall’India a Israele (e su verso la Grecia) che passava proprio per i Paesi arabi. E che evita, al contrario, il blocco terrestre iraniano.
L’accordo tra Arabia Saudita e Pakistan sembra quindi un nuovo capitolo di un mondo mediorientale in continuo mutamento. Dopo la guerra dei 12 giorni tra Iran e Israele, il perdurante conflitto nella Striscia di Gaza, la caccia di Netanyahu a tutti i dirigenti di Hamas anche nei Paesi che li ospitano e un’amministrazione Trump che non riesce a imporsi nelle dinamiche regionali, i governi dell’area iniziano a muoversi in più direzioni. Il Pakistan ha tutto l’interesse a rafforzare il suo ruolo di potenza nucleare islamica in un contesto molto più ampio di quello semplicemente arabo. L’Arabia Saudita, che non ha l’atomica e su cui sogni nucleare (anche civile) c’è il duplice veto israeliano e americano, riceve “l’ombrello” di Islamabad proteggendosi in parte da eventuali escalation. E mentre Riad ha confermato che questo accordo di mutua difesa non intacca il rapporto con l’India (“più solido che mai” ha detto una fonte saudita a Reuters), il problema restano le relazioni con l’Iran e Israele.
Posto che con il primo esiste una lunga sfida strategica, anche se al momento c’è una forte spinta distensiva, mentre con il secondo vi sono ancora dei dossier aperti. Su tutti il mancato riconoscimento saudita dello Stato ebraico. Qualche osservatore israeliano si domanda con insistenza se il patto includa effettivamente l’arsenale strategico di Islamabad. Un funzionario ha spiegato che “si tratta di un accordo difensivo completo che comprende tutti i mezzi militari”, senza dare ulteriori dettagli. E per il momento, tutto sembra propendere per questo tipo di protezione. L’Arabia Saudita ha stretto forti legami con il Pakistan. Secondo diversi esperti, ha anche finanziato il programma atomico dell’alleato. E adesso, nel clima di tensioni, sembra che Riad abbia incassato il credito versato nel corso dei decenni.
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