E adesso? Matteo Renzi ieri ha picchiato duro in Senato. Ha messo la magistratura in stato di accusa nel modo più clamoroso. Non ha contestato una iniziativa o due dei magistrati, un atto, uno sconfinamento, un errore. Ha denunciato l’invasione di campo che sta mettendo in discussione la democrazia liberale. Niente giri di parole: la democrazia liberale.
Ha detto che la separazione dei poteri è stata messa in discussione da uno dei poteri, e cioè da quello giudiziario, che ha deciso – e gli è stato permesso – di assumere il comando della politica, e decidere gli indirizzi, le regole, i confini, lo spirito delle decisioni che la politica deve prendere.
Renzi ha parlato di Stato Etico, di rischio di Stato Etico, cioè della più atroce delle sciagure che possano capitare a una grande civiltà moderna. Sapete cos’è lo Stato Etico? Beh, gli ultimi esempi, qui in Europa, sono il fascismo italiano, il nazismo tedesco e il bolscevismo in Russia. Stato etico vuol dire civiltà nel congelatore. Vuol dire disprezzo e cancellazione della libertà. Furore, sopraffazione, arbitrio.
Quanto vale questo discorso di Renzi? Non lo si può dire oggi. Dipende da questo: la farà franca?
Non è mica una battuta, pensateci bene: finora nessuno dei dirigenti politici che si sono alzati dal loro seggiolino del Parlamento e hanno denunciato la magistratura e il suo strapotere se l’è cavata. Craxi? È dovuto fuggire in Tunisia per evitare di essere arrestato dai giudici, come a un capo politico della sua statura era successo solo ai tempi di Mussolini. Non lo fecero rientrare neppure per curarsi, in punto di morte. Il Procuratore di Milano disse: se vuole rientrare ci sono le manette pronte. Recentemente quel Procuratore, così giusto, così umano, è stato premiato con l’Ambrogino d’oro.
Berlusconi? Ha combattuto, è ancora lì a combattere, ma ha dovuto scontare una condanna al carcere, e ha ancora addosso diversi giudici che vogliono processarlo, e ha speso forse un miliardo per pagare gli avvocati che da 25 anni cercano di frenare l’offensiva giudiziaria, e ha visto il suo partito fatto a pezzi, spolpato.
Vogliamo parlare anche dei personaggi politici un pochino meno famosi, quelli massacrati dalle inchieste spesso finite nel nulla, centinaia, o vogliamo fare l’elenco dei governatori delle regioni messi in trappola dai Pm? Beh, facciamo prima a fare l’elenco delle Regioni che fin qui non hanno avuto il presidente indagato. Eccolo l’elenco: Toscana. Punto. È l’unica.
Renzi è stato molto coraggioso a pronunciare il discorso che ha pronunciato ieri mattina. Lui lo sa benissimo che c’è un piccolo plotone di magistrati che sta lavorando per prenderlo nella rete. E poi per annientarlo. Sì, è un plotone piccolo, ma per come è organizzato ora il potere della magistratura, per come è incontrollabile e potente, per come funziona in assenza di freni e di contromisure, basta un plotone piccolo piccolo di magistrati per annientare un leader o anche radere al suolo un partito.
Quanti credete che fossero i Pm e i giudici che hanno abbattuto Bettino Craxi? In tutto una quindicina. Quelli di Berlusconi forse un po’ di più, forse venti o trenta, dei quali, diversi, erano gli stessi che hanno fatto la guerra a Craxi. E la magistratura conta al suo interno circa 8mila professionisti, la maggior parte dei quali non si occupa di andare in giro ad azzoppare leader politici, o anche capitani d’industria, ma svolge il suo lavoro con serietà, con competenza, con senso dell’umanità. Ma la maggior parte non vuol dire tutti. E bastano pochissimi, con quei poteri sconfinati, a fare un inferno.
Per questo il mondo politico da tanti anni se ne sta acquattato, non fiata, accetta silenzioso tutte le prepotenze che vengono dai Pm. Ha paura. In passato anche Renzi ha commesso dei gesti opportunisti e ha lasciato, ad esempio, che alcuni suoi ministri (per altro del tutto innocenti) fossero massacrati dai Pm, e soprattutto dai loro bazooka, che sono i giornalisti e i giornali amici.
Forse è questo il punto debole del discorso dell’ex presidente del Consiglio. Ineccepibile nell’attacco alla magistratura, debole nell’attacco alla politica. E invece il punto è quello. Se la politica non si smuove, se non si difende, se non pretende di mantenere la propria autonomia, se non rinuncia alla vigliaccheria, la battaglia garantista e quella per la difesa dello Stato liberale è persa. Vinceranno loro, cioè gli estremisti del partito di Pm. Il rischio è che Renzi ora resti solo.
Che lo lascino a combattere lì in prima fila e restino a guardare. Chi? Beh, gli unici due partiti, in Parlamento, che hanno una vocazione democratica sicura, e che non possono essere accomunati ai populisti, e cioè Forza Italia e il Pd. Si schiereranno al fianco di Renzi, senza tentennare e senza calcoli di partito, o faranno finta di non aver sentito, per esempio, i discorsi di personaggi di punta del partito dei Pm, come Gian Carlo Caselli, che ieri ha accusato Renzi di avere attaccato la magistratura (come se questo fosse un sacrilegio) e di aver calpestato la separazione dei poteri.
Perché calpestato? Per la semplice ragione che una parte consistente della magistratura, anche in buona fede, è convinta che la separazione dei poteri vuol dire che la magistratura è un corpo separato e sacro dello Stato, che per difendere la propria indipendenza ha il diritto e il dovere di schiacciare le istituzioni democratiche, se lo ritiene opportuno. I togati del Csm possono riunirsi per condannare le dichiarazioni di Renzi. Ma lui non può rispondere, deve solo chinare il capo: signorsì, vostro onore. Già, conoscono questa formula e quella vogliono sentire.
Renzi ieri ha detto che la battaglia è aperta. Di qua il diritto, di là l’etica e l’autoritarismo. Se resterà solo a combatterla, perderà. Si fidi di questa previsione: noi ne sappiamo qualcosa…
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