I membri togati del Csm, cioè i magistrati che fanno parte del Consiglio superiore della magistratura, hanno approvato un documento di censura a Matteo Renzi, che è un senatore della Repubblica ed è anche il capo di uno dei partiti di governo. La censura a Renzi è dovuta al fatto che Renzi, giorni fa, aveva criticato i magistrati della procura di Firenze. I togati del Csm dichiarano che ciò non deve essere consentito.

Al momento non si sono sentite reazioni significative dal mondo politico. La politica sembra ormai seppellita, o rincantucciata in piccoli nascondigli, tremante, in fuga dalla strapotenza giudiziaria.

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Ci sono precedenti nella storia della Repubblica a questa sedizione dei magistrati? Beh, ce n’è uno, che da un certo punto di vista è ancora più grave: siamo nel 1985 e il Csm si riunisce per censurare alcune frasi di Bettino Craxi, presidente del Consiglio, il quale aveva criticato i magistrati della Procura di Milano che, secondo lui, avevano indagato poco e male sull’uccisione del giornalista del Corriere della Sera Walter Tobagi. In quel caso l’attacco del Csm era addirittura al presidente del consiglio in carica, e per questo l’attacco può essere considerato maggiormente eversivo, rispetto a quello di oggi: eversivo lo giudicò il Presidente della Repubblica che interviene per fermarlo. Tuttavia, in quell’occasione, era il plenum del Csm che era riunito per discutere, in questo caso invece è una frazione di quel plenum, e cioè la componente togata, che assume l’iniziativa in contrasto aperto con la politica, e, in definitiva, con le istituzioni della democrazia. Non solo: in questo caso c’è un problema in più. Che i magistrati di Firenze difesi dai togati dovrebbero in realtà essere messi sotto accusa dai togati. Perché? Perché questi magistrati della procura di Firenze sono quelli ai quali sono sfuggite di mano carte coperte dal segreto istruttorio (sull’inchiesta Open, cioè sull’inchiesta contro Renzi e i finanziamenti alla sua corrente), che sono finite nelle mani dei giornalisti. Dunque possono essere indiziati, forse, per il reato di violazione del segreto di ufficio (da uno a tre anni di carcere) e certamente possono, anzi devono essere considerati probabili responsabili di violazione del codice di disciplina che prevede che sia sottoposto a procedimento chiunque, anche se non dolosamente, permetta la fuga di notizie. Il Csm, se non si deciderà a procedere all’indagine disciplinare e a sollecitare la Procura di Genova (competente su Firenze) perché proceda all’indagine giudiziaria, si troverà evidentemente in una situazione di illegalità.

Per capire la gravità della situazione che si sta creando, nel silenzio di politica e giornali (ormai è difficile, nel campo giudiziario, rintracciare un giornalista che non sia abile e arruolato nel reggimento guidato dai Pm) basta ricordarsi di come reagì il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, quando seppe che il Csm voleva riunirsi per condannare una presa di posizione del Presidente del Consiglio. Mandò i carabinieri, guidati da un generale, per impedire la riunione.

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Per completezza di informazione, riportiamo il testo integrale del documento sottoscritto dai togati. Eccolo qui: “I sottoscritti Consiglieri chiedono l’apertura di una pratica ex art. 36 reg. interno a tutela dei magistrati della Procura di Firenze, ed a presidio dell’autonomia e indipendenza della giurisdizione. Nei giorni scorsi, a seguito delle perquisizioni disposte dalla Procura di Firenze, il senatore Matteo Renzi si è espresso in più occasioni con dichiarazioni del seguente tenore: “Penso che siamo in presenza di un vulnus al gioco democratico, di una ferita al gioco democratico”. Le predette dichiarazioni non si limitano ad una critica, sempre legittima, del merito del provvedimento, ma costituiscono commenti che alimentano un clima di delegittimazione nei confronti dei magistrati della Procura di Firenze, come si evince dal contenuto dei numerosi post pubblicati sui social e delle dichiarazioni rilasciate agli organi di informazione nelle ultime ore. Per questo si impone l’esigenza dell’intervento del Consiglio a tutela dell’indipendenza ed autonomia della giurisdizione”.

Il comunicato propone di negare a un senatore della repubblica (ma se non fosse un senatore non cambierebbe molto) la libertà di opinione e di parola. Poi dice che uno fa demagogia se cerca precedenti negli anni del fascismo…

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.