Dibattito in Senato sui finanziamenti alla politica
Caso Open, Renzi parla in Senato e cita Aldo Moro: “No a processi in piazza”

“Qui non si parla di dazioni di denaro nascoste o illecite, ma di contributi regolarmente registrati e bonificati e come tali tracciabili, trasparenti”. Così il leader di Italia Viva Matteo Renzi nel suo intervento al Senato in merito al dibattito sui finanziamenti alla politica. L’ex premier fa riferimento alla recente inchiesta della procura di Firenze sulla Fondazione Open.
“Il punto che io reputo invasione di campo è che la magistratura ha deciso non cosa è finanziamento illecito ma pretende di decidere cosa è partito e cosa no”, ha aggiunto. “E se al Pm affidiamo non già la titolarità dell’azione penale ma dell’azione politica – prosegue -, questa Aula fa un passo indietro per pavidità e paura e lascia alla magistratura la scelta di cosa è politica e cosa non lo è. Chi dice che la privacy vale sono per qualcuno e non per altri viene meno allo stato di diritto e siamo alla barbarie”.
LEGGI ANCHE – Caso Open, Formigli scopre la privacy: ma solo la sua
“Avere rispetto per la magistratura – prosegue Renzi – è riconoscere che i magistrati hanno perso la vita per il loro impegno. A loro va il massimo rispetto. Ci inchiniamo davanti a queste storie. Ma a chi oggi volesse immaginare che questo inchino diventi una debolezza del potere legislativo si abbia la forza di dire: dovete contestarci per le nostre idee, per le cose che abbiamo fatto e che stiamo facendo, per il jobs act… ma chi volesse contestarci o eliminarci per via giudiziaria sappia che dalla nostra parte abbiamo il coraggio di dire che il diritto e la giustizia sono cose diverse da giustizialismo”.
LA FUGA DI NOTIZIE – “Questo dibattito affronta la grande questione della democrazia liberale oggi e parte dal principio di separazione dei poteri. Nel 1977 il presidente Aldo Moro alla Camera utilizzò parole notevoli nei confronti di altre forze politiche e di chi voleva processare nelle piazze il suo partito. ‘Non ci lasceremo processare nelle piazze'” ricorda Renzi che poi si sofferma sulla fuga di notizie partita dalla procura di Firenze: “La violazione del segreto d’ufficio non può essere derubricata a un reato minore, perché si dà per scontato che la privacy per un politico non esiste. Ci sono doverose regole di trasparenza ed è sacrosanto che presentiamo tutti i dati della nostra attività. Ciò che non è sacrosanto, perché corrisponde a dettami dello stato etico, è sostenere che tutto possa essere totalmente privo di qualsiasi limite. Io non ci sto nello stato etico di chi vuole trasformare in un processo principi di opportunità politica”.
LEGGI ANCHE – “Open”, ecco tutte le balle di Pm e giornali
“NESSUNO FINANZIERA’ UN CENTESIMO” – “In un paese in cui la politica costa è evidente che una perquisizione a tappeto di tutte le persone che in passato hanno concorso a iniziative politiche e culturale di una determinata fondazione reca che nessuno finanzierà più un centesimo di quella parte culturale e politica e, dico io, fanno anche bene”. Così il leader di Italia viva Matteo Renzi nel suo intervento al Senato. “Io rivendico l’abolizione del finanziamento pubblico ma se però viene criminalizzato il finanziamento privato è evidente che cittadino o un imprenditore non finanzierà più la cosa pubblica – ha aggiunto – E’ un ipocrita chi dice che non servono i soldi alla politica; servono quelli leciti e puliti, trasparenti ma servono”. “Io rivendico l’abolizione del finanziamento pubblico ma se però viene criminalizzato il finanziamento privato è evidente che cittadino o un imprenditore non finanzierà più la cosa pubblica – ha aggiunto – E’ un ipocrita chi dice che non servono i soldi alla politica; servono quelli leciti e puliti, trasparenti ma servono”.
LEGGI ANCHE – Cinque domande sul caso Open
“MAGISTRATURA INVADENTE” – “Dalla magistratura c’è stata un’invasione di campo. Perché quell’intervento è finalizzato a descrivere come criminale non già il comportamento dei singoli, ma qualsiasi finanziamento privato fatto attraverso le forme regolare e lecite previste dalla legge sulla fondazione”. “In un paese in cui la politica costa è evidente che una perquisizione a tappeto di tutte le persone che in passato hanno concorso a iniziative politiche e culturale di una determinata fondazione reca che nessuno finanzierà più un centesimo di quella parte culturale e politica e, dico io, fanno anche bene”.
LEGGI ANCHE – I giornalisti? Chiamateli Grandi Inquisitori
© Riproduzione riservata