Ieri la Guardia di Finanza ha eseguito una ventina di perquisizioni in altrettante città. Ha messo sotto tiro la Fondazione Open, su incarico della Procura di Firenze, perché la Procura di Firenze sospetta che questa Fondazione abbia qualcosa a che fare con il finanziamento dell’attività politica del gruppo di Matteo Renzi. I sospetti, a guardar bene, non sono infondati: effettivamente la Fondazione Open è nata per finanziare, in modo ufficiale e pubblico, la Leopolda e la corrente di Renzi. Non ha altre finalità. Accusarla di avere finanziato Renzi è come accusare una banca di aver prestato dei soldi ai clienti. La novità non sta nell’aver scoperto questo flusso di soldi, che era conosciuto e avveniva alla luce del sole, ma nell’aver deciso che questo flusso di soldi è illecito. Finanziamento illecito dei partiti e traffico di influenze, sono questi i reati che vengono contestati. E questi reati, lo sapete, sono diventati negli ultimi anni i reati più gravi d’ogni altro, nella percezione pubblica. Una volta si pensava che uno fosse un vero mascalzone se magari ammazzava qualcuno, o se lo riempiva di botte, o se commetteva uno stupro, o atti di pedofilia. Adesso il padre di tutti i reati è il finanziamento di un partito. Nel codice penale si scrive “finanziamento illecito”, ma ormai la parola “illecito” è un orpello: l’idea è che il finanziamento comunque sia illecito se riguarda un partito. Dunque, cerchiamo di capire come stanno le cose. Il Procuratore aggiunto di Firenze, Luca Turco, e il sostituto Antonio Nastasi hanno mandato i finanzieri a perquisire le sedi di Open e anche quelle di possibili finanziatori di Open. L’accusa alla Open è di avere raccolto dei soldi da imprenditori che intendevano finanziare Renzi e poi di avere versato questi soldi alla corrente di Renzi. Con questi fondi, secondo l’accusa, Renzi avrebbe pagato la sua campagna elettorale per le primarie del 2012 (quando fu sconfitto da Bersani), e poi varie convention della Leopolda e infine la campagna elettorale del Pd in occasione del referendum sulla riforma costituzionale. Gli inquirenti sono convinti che tutto ciò è assolutamente illegale. L’amministratore delegato della Open, l’avvocato Bianchi, si è detto un po’ stupito, perché i finanziamenti – ha spiegato – non erano occulti, ma tutti regolarmente registrati, e lui non era stato informato del fatto che le campagne elettorali fossero attività illegali dunque non sa spiegarsi quale sia il reato.

Matteo Renzi ha reagito in modo un po’ più irritato. Facendo notare che i Pm che stanno conducendo l’inchiesta sono gli stessi che un po’ più di un anno fa fecero arrestare i suoi genitori. Renzi, probabilmente, sospetta che qualcuno, alla Procura di Firenze, ce l’abbia con lui. Dicevamo che i reati dei quali sono accusati l’avvocato Bianchi e altri, sono essenzialmente due: finanziamento illecito dei partiti e traffico di influenze. La questione del traffico di influenze è molto complesso, perché nessuno ha mai capito bene in che cosa consista questo reato. Pare che non lo sappiano neppure i parlamentari che hanno scritto quella legge. Se provate a prendere un giurista a caso e gli chiedete cortesemente di spiegarvi che differenza c’è tra il reato – poniamo – di corruzione e il reato di traffico di influenze, vi spiegherà che la differenza è semplicissima: il reato di corruzione deve essere provato, e spesso non è facile provarlo. Il reato di traffico di influenze invece può essere contestato anche senza prove, e questo è più semplice. Finanziamento illecito dei partiti è un reato che prevede fino a 4 anni di prigione. Traffico di influenze 4 e mezzo. Sommati fanno più di otto anni. Per capire bene la loro gravità basta dire che per stupro puoi cavartela con 5 anni, per violenza privata al massimo con 4 anni in tutto, per lesioni gravi con tre anni (ma se hai le attenuanti bastano 3 mesi). I 5 Stelle ieri in Parlamento erano molto agitati e hanno chiesto una commissione di inchiesta. Probabilmente l’otterranno, e noi ci troveremo di fronte alla seguente situazione: una Procura della Repubblica e una commissione parlamentare impegnatissime ad indagare per stabilire se una fondazione nata per finanziare la corrente di Renzi abbia finito per finanziare la corrente di Renzi.

Non credo – come immagino creda Renzi – che questa sia una persecuzione contro il fondatore di Italia Viva. È una cosa un po’ più complessa. E cioè è uno dei passaggi di una strategia che punta comunque a mettere fuorigioco i partiti. Permettetemi di usare una parola più inquietante: fuorilegge. Mi ricordo che quando ero giovane c’era un pezzo della sinistra extraparlamentare che gridava “Msi fuorilegge”. A tutti i cortei. Non solo i partiti di governo, ma anche il Pci si oppose sempre a quello slogan, perché riteneva che una democrazia libera non mette fuorilegge i partiti. Ora invece ci troviamo di fronte a un’ondata di qualunquismo, che si fa partito e si fa potere. Ed è guidata da un pezzo della magistratura e dal movimento delle Cinque stelle: punta a mettere fuorigioco tutti i partiti. Non un partito, o una corrente: tutti. Nel 1993 fu abolita l’immunità parlamentare. Deputati e senatori furono lasciati alla mercé di qualunque sostituto procuratore. Nel 2012 furono aboliti i vitalizi. Nel 2018 furono aboliti i vitalizi anche retroattivamente, con buona pace della Costituzione e del diritto. Nel frattempo sono stati drasticamente ridotti gli stipendi dei parlamentari. Nel 2014 fu abolito il finanziamento dei partiti. Abolito al 100 per cento: zero lire. Nel frattempo sono state approvate leggi (come quella sul traffico di influenze) che rendono difficile il finanziamento privato ai partiti. Ora i partiti si trovano in questa situazione: non possono ricevere finanziamenti pubblici né privati. Cioè non possono maneggiare denaro.
O rubano o spariscono. In Italia è successo qualcosa di simile già una volta: nel 1926, con una legge approvata il 29 novembre, furono aboliti i partiti politici. Due anni dopo si stabilì che alle elezioni poteva partecipare solo una lista, scelta dal Gran Consiglio del fascismo. In fondo i fascisti ottennero lo stesso obiettivo in modo più spiccio ma anche molto più semplice. Che cosa c’è di male se in Italia si aboliscono i partiti e si stabilisce che il loro posto viene preso dalla magistratura e dai 5 Stelle?

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.