Il team delle spagnole sul tetto del mondo
La Spagna rosa sul tetto del mondo: la gioia e il lutto di Carmona, il Paese in festa e la lezione ai vertici del calcio italiano
Due spagnoli su tre incollati davanti alla tv per assistere alla finale dei Mondiali di Calcio Femminile, giocata in Australia.
La Spagna sul tetto del mondo del calcio femminile. L’ha fatto in campo, battendo 1-0 l’Inghilterra campione d’Europa in carica, l’ha fatto in televisione, con due spagnoli su tre incollati davanti al loro apparecchio di casa per assistere alla finale giocata in terra d’Australia.
A segnare il gol della vita Olga Carmona, anche se il suo urlo di gioia al triplice fischio è stato soffocato pochi minuti più tardi dalla più tragica delle notizie, vale a dire la morte del padre, cui la giocatrice del Real Madrid ha dedicato il successo una volta a conoscenza di quanto accaduto.
Dall’esaltazione al lutto, tutto in pochi istanti; attorno a Carmona, un Paese pronto a festeggiare la prima coppa della sua storia. Sono proprio i festeggiamenti collettivi a rappresentare la magia di una disciplina, appunto il pallone, che all’inizio di una vera e propria rivoluzione dettata dall’ingresso sulla scena globale di paesi, uno su tutti l’Arabia Saudita, pronti ad accaparrarsi a suon di euro e dollari i campioni più noti, riscopre, o forse già l’aveva fatto seppur lontano dall’Italia, il sapore di un gioco sì diverso da quello declinato in salsa maschile, ma non per questo meno meritevole d’interesse.
Due mondi tanto lontani da non essere neppure paragonabili, un unico pubblico di riferimento del quale la Roja, alla sua terza partecipazione al Mondiale “in rosa”, ha saputo catalizzare l’attenzione, dando implicitamente sponda a quanti sostengono la possibilità che gli scarpini delle donne possano diventare un vettore importante nel medio periodo.
A Sydney, uno stadio intero – almeno 75mila, infatti, le persone assiepate all’Olympic Stadium – ha applaudito le due finaliste, con tanto di innamoramento calcistico di Pep Guardiola espresso all’indirizzo di Aitana Bonmati ad alzare il livello d’allerta degli esperti e, di conseguenza, dei tifosi, circa la versione femminile di un calcio per natura sempre alla ricerca di un sogno cui votarsi.
Bonmati, 25 anni, nella vita sportiva di tutti i giorni gioca con la maglia del Barcellona, quello stesso Barcellona che proprio domenica, dunque nel medesimo giorno della finalissima mondiale, ha affrontato la sua prima partita lontano dal Camp Nou.
In tutto questo, la famiglia reale ha voluto far sentire il suo supporto. Al seguito della nazionale spagnola, infatti, c’era la regina Letizia che, assieme all’Infanta Sofia, ha seguito dapprima il match dalle tribune e poi, a vittoria ormai in cassaforte, è scesa sul terreno di gioco per complimentarsi con le ragazze e, con loro, per festeggiare lo storico risultato raggiunto.
Per una Spagna giustamente a mille per l’obiettivo raggiunto c’è un’Italia che, invece, si lecca le ferite. Partita con l’ambizione di dare del filo da torcere, la spedizione azzurra è stata rispedita al mittente dal Sudafrica al termine della prima fase. A eliminazione avvenuta, lo sfogo delle giocatrici ha aperto il dibattito circa il supposto disinteresse federale riguardo all’avventura azzurra.
Istituita per la prima volta nel 1991, la Coppa del mondo s’è fin qui disputata nove volte. Quattro le vittorie degli Stati Uniti, due quelle della Germania e una a testa per Norvegia, Giappone e Spagna ultima arrivata di questo elenco. Per la cronaca, nella finale per il terzo posto a vincere è stata la Svezia, che allo stadio di Brisbane ha battuto per 2-0 le padrone di casa dell’Australia al cospetto di quasi 50mila tifosi.
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