Bruxelles apre diverse procedure d'infrazione
Lady Pnrr e gli ispettori in Italia, Meloni e Fitto in difficoltà su catasto, taxi e balneari
Céline Gauer, al secolo nota come lady Pnrr, si è presentata ieri alle 19 nello studio del ministro Fitto al primo piano della Galleria Sordi. Affranta per il lutto nazionale, la funzionaria francese che piace molto ai Frugali (i paesi più tirchi) e quindi poco agli italiani, ha espresso le sue “più sentite condoglianze per la grave perdita del leader italiano Silvio Berlusconi” ma poi è passata subito all’ordine del giorno: “Caro ministro, a che punto siete con il Pnrr?”.
Con lei, altri tre ispettori della task force che era previsto facessero tappa in questi giorni a Roma. Lutto nazionale e funerali di stato permettendo. Sul tavolo un recap generale: l’erogazione della terza rata, 19 miliardi, scaduta il 31 dicembre ma che la Commissione continua a rinviare per via di alcune criticità da settimane “in via di soluzione”; la quarta rata, 27 obiettivi e 16 miliardi, in scadenza il 30 giugno, cioè tra due settimane. In totale nel 2023 l’Italia dovrebbe ricevere 24 miliardi (18 miliardi sono legarti agli obiettivi della quinta rata), soldi già considerati nelle varie contabilità di stato e bilanci pubblici e che, se non dovessero per qualche motivo arrivare, andrebbero a tagliare 2/3 punti di Pil.
Soprattutto lady Pnrr è qui per confrontarsi sul “metodo” con cui il ministro Fitto vorrebbe rivedere i progetti del Piano nazionale che sappiamo essere troppi e non tutti realizzabili date le condizioni della pubblica amministrazione italiana, locale e centrale. Sappiamo che sono 120 i progetti che stanno registrando “elementi di debolezza” per quattro motivi: inflazione, scarso appeal sul mercato, burocrazia, errori formali. Lady Pnrr e gli ispettori punteranno il dito non solo sulle opere ma anche sulle riforme.
Perché al di là delle opere, sono alcune riforme strutturali che dovevano cambiare una volta per tutte il sistema Paese che non stanno andando in porto. O meglio: si dicono approvate ma lo sono poco – solo in parte – e male. A cominciare dalla riforma del catasto, più volte sollecitata anche nell’ultimo all’Europa, alla legge sulla concorrenza attuata anche questa solo in parte e in alcun modo per quel che riguarda taxi e balneari. La riforma del catasto compare nel Def a firma Meloni all’interno di un elenco ma senza troppa rilevanza, nonostante si tratti di un intervento richiesto più volte dall’Unione europea e al centro del dibattito politico. Il ministro Fitto è categorico: “Nessuno di questi punti è tra gli obiettivi del Pnrr”.
E però Bruxelles sollecita la riforma del catasto. Così come ha già aperto varie procedure di infrazione sulla mancata messa gara delle concessioni balneari. Il rischio di arrivare alla sanzione è molto concreto. Dopo varie promesse, la prima riunione operativa con i balneari, è stata venerdì scorso e si è conclusa con un rinvio al prossimo 4 luglio. Il governo si è impegnato con Bruxelles di approvare entro il 27 luglio il decreto legislativo sulla mappatura delle concessioni. Che alla fine dovranno comunque andare a gara. “Meloni farà quello che aveva promesso di non fare, le gare, esattamente come Draghi” lamentano i balneari.
Un altro dossier che scotta con Bruxelles è relativo ai taxi. L’8 giugno la Corte di giustizia dell’Unione europea ha stabilito (sentenza che le norme che impongono un numero massimo di licenze per taxi sono “illegittime”. Tradotto: basta numero chiuso, avanti con la liberalizzazione delle licenze. La sentenza e i principi generali contenuti hanno “valore immediato e generale, e prevalgono sulle norme nazionali, anche locali”. È quindi probabile, si legge nella scheda tecnica che accompagna il testo, che “la sentenza europea produca effetti anche in Italia, dove il sistema dei taxi è spesso soggetto a normative locali che limitano il numero di licenze rilasciabili, con l’obiettivo politico di salvaguardare la posizione economica dei tassisti già operanti».
La premier Meloni e il ministro Fitto devono muoversi in fretta sulle scadenze del Pnrr e anche su questi due fronti, balneari e taxi, a loro volta intrecciati con il Piano. La scomparsa di Silvio Berlusconi e Forza Italia acefala saranno il problema in più per la premier che da oggi guida un governo di destra e non più di centrodestra. Uno scenario che va a complicare non poco la campagna elettorale per le Europee in calendario il 9 giugno del prossimo anno che non prevedono alleanze e hanno le preferenze. Ciascun partito sarà pesato per quello che vale.
L’ultima riunione politica di Berlusconi, prevista per sabato scorso, doveva trattare di liste e candidature. Non c’è mai stata. E non ci sarà mai più. Ieri Forza Italia ha fatto un ufficio di presidenza per approvare i rendiconti e nominare alcuni commissari locali. Stordimento è l’unica parola utile per descrivere gli stati d’animo. Eppure non c’è tanto tempo. Manfred Weber, che oggi sarà ai funerali in Duomo a Milano, ha detto chiaro proprio giovedì a Roma nella due giorni del Ppe con Forza Italia: “Noi mai con la destra e la sinistra estreme”. Forza Italia così piccola e così strategica per Meloni e Salvini per stare in Europa. La partita adesso è tutta qua: chi occuperà quello spazio. Meloni è candidata, con un partito unico ma senza fiamma. Il resto sarà la cronaca delle prossime settimane.
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