Le Sardine sono uno degli “n” possibili movimenti di una nuova generazione. Questa nuova generazione si distingue radicalmente da tutte le forme di lotta, di manifestazione, di organizzazione del conflitto che abbiamo conosciuto fino ai nostri giorni. Questi movimenti sono diversissimi anche tra di loro: possono andare dalla moltitudine di giovani che si muove per salvare il pianeta ai gilets jaunes, alle varie forme di rivolta che si possono determinare in diversi Paesi e in diverse situazioni. Hanno però dei tratti comuni che li caratterizzano.
Il primo è l’imprevedibilità. Nessuno di questi movimenti può essere previsto, a differenza di quelli classici e tradizionali, di cui è prevedibile la nascita, lo sviluppo e l’organizzazione delle medesime su una piattaforma che precede la costruzione del movimento. Non nascono su una piattaforma e non nascono costruiti da un soggetto che pre-esiste rispetto al movimento stesso. Non sono eterodiretti: non hanno una centrale, di qualunque natura essa sia, che organizza la nascita e lo sviluppo del movimento e che lo porta a qualche risultato. La direzione esterna programma la crescita del movimento in funzione di un obiettivo o più obiettivi. Questi movimenti, invece, hanno come obiettivo la loro crescita. Non sono eterodiretti, sono un fenomeno che una volta innescato si produce per contaminazione, allargamento e autocrescita.
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Non hanno una leadership carismatica o istituzionale o meglio rappresentativa dell’insieme del movimento. Le leadership che si formano sono funzionali. Si producono perché o hanno organizzato l’iniziativa oppure danno continuità all’iniziativa stessa, ma non ne rappresentano il profilo politico-culturale, che è invece intrinseco alla stessa costruzione del movimento. Tutte le sollecitazioni a darsi un programma, a darsi uno sbocco politico, a darsi una costituente, sono destinate a non essere ricevute, perché la natura di questi movimenti non lo consente. Quello che sarebbe possibile è l’auto-produzione di istituzioni proprie. Nessuno poteva prevedere che i gilets jaunes si costituissero nelle assemblee che si generarono nei crocicchi delle strade. È accaduto e solo dopo che è accaduto si può osservarne la sua riproduzione. Queste realtà non sono partitiche, neanche strettamente politiche, ma meta-politiche. Esprimono una critica all’ordine delle cose esistenti o a una parte delle cose esistenti. La contestazione è a una certa modalità di fare politica, questa combinazione di populismo e di reazione che ha infestato le strade del Paese, contro cui c’è questa ribellione.
Un altro fattore importante che caratterizza questi nuovi movimenti è che è sempre una scintilla a produrre l’incendio. Non c’è mai una relazione diretta tra la causa che la produce e l’entità del movimento, che è invece una caratteristica dei movimenti tradizionali. La causa che lo promuove può essere: economica (anche elementare: l’aumento del prezzo della benzina o l’aumento della tariffa del tram) o addirittura meta-politica (la contestazione a una cultura politica che si viene affermando e che viene considerata devastante dal punto di vista democratico e civile). Per questa ragione, un movimento come quello delle Sardine è naturaliter antifascista.
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Lo dichiara esplicitamente, ma è comunque intrinseco alla sua modalità: perché l’antifascismo, in questo caso, è la democrazia, la tolleranza, il rispetto dell’altro che è un elemento inclusivo. È la stessa ragione per cui le Sardine sono a favore dell’accoglienza nei confronti dei migranti e non può essere invece, razzista. Per questa ragione può essere accogliente nei confronti di tutti: l’essere democratico e antifascista induce a produrre degli elementi di selezione, non di respingimento. Nel caso di CasaPound, non si respinge il singolo fascista, ma l’intera organizzazione, la forza organizzata. Non si respinge il singolo, che si spoglia della sua condizione culturale e politica per entrare a far parte come indistinto, tra tutti gli altri. Che cosa dice cos’è un movimento? L’esperienza. Non lo dice un capo, non un convegno, non un seminario. L’esperienza è la strada, è la piazza. Quello che le Sardine chiedono è attenzione. Chiunque voglia disporsi utilmente nei loro confronti deve adottare lo strumento che una volta Moro usò nei confronti del Sessantotto: la strategia dell’attenzione.
