L’iniziativa è stata presa dal consigliere di Forza Italia Enrico Aimi
L’incredibile richiesta di archiviazione per “fatto culturale” di un uomo che ha picchiato la moglie arriva al Csm: si valuta l’operato del Pm di Brescia
Il pm di Brescia Antonio Bassolino aveva incredibilmente chiesto l’archiviazione per motivi “culturali” di un cittadino del Bangladesh, accusato di minacce e violenze nei confronti della moglie. Una vicenda che ha destato scalpore e di cui ora si occuperà il Csm.
L’incredibile richiesta di archiviazione per motivi ‘culturali’ del cittadino del Bangladesh, accusato di minacce e violenze nei confronti della moglie, ha determinato ieri l’apertura di una pratica al Consiglio superiore della magistratura a carico del pm di Brescia Antonio Bassolino. L’iniziativa è stata presa dal consigliere di Forza Italia Enrico Aimi.
Nell’istanza con cui si chiede di valutare l’operato del pm, Aimi ha riportato testualmente le parole contenute nella sua richiesta di archiviazione formulata e di cui alcuni brani erano poi finiti in questi giorni sui giornali. “I contegni di compressione delle libertà morali e materiali della parte offesa da parte dell’odierno imputato – aveva scritto Bassolino – sono il frutto dell’impianto culturale e non della sua coscienza e volontà di annichilire e svilire la coniuge per conseguire la supremazia sulla medesima, atteso che la disparità tra l’uomo e la donna è un portato della sua cultura, che la medesima parte offesa aveva persino accettato in origine”. In altri termini, il marito che mesi aveva sottoposto la moglie a vessazioni di ogni genere per il solo fatto che voleva frequentare una scuola, non poteva essere condannato dal momento che aveva agito “in base alla propria cultura e non per la volontà di sottomettere”.
“Gli alibi ‘culturali’ non devono trovare ospitalità nel nostro ordinamento perché rappresentano una inaccettabile e ingiustificabile forma di relativismo giuridico”, ha sottolineato Aimi. Sulla vicenda era intervenuto anche il procuratore di Brescia Francesco Prete che, in un comunicato, aveva ‘smentito’ il suo sostituto. “La Procura di Brescia non ammette scriminanti estranee alla nostra legge ed è sempre stata fermissima nel perseguire la violenza morale e materiale di chiunque a prescindere da qualsiasi riferimento ‘culturale’ nei confronti delle donne”, aveva scritto Prete.
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