Storia
L’Islam che seduce la sinistra. Prima la risoluzione del ’75 ora la strage del 7 ottobre
«L’Italia interromperà gli accordi di cooperazione con il governo israeliano che viola il diritto internazionale? È arrivata o no l’ora delle sanzioni per Netanyahu e i suoi ministri che festeggiano l’occupazione come la fine della prospettiva di due popoli e due Stati?». Parole dure, quelle pronunciate dalla segreteria dem Elly Schlein. Ma non è una novità. Il Pd ha aderito alla grande manifestazione unitaria del 7 giugno scorso con 5 Stelle e altre formazioni senza spendere una parola contro Hamas e per la liberazione degli ostaggi. Ormai la sinistra subisce il fascino dell’Islam politico, fino a sfilare insieme a coloro che gridano: «Palestina libera dal fiume al mare, Intifada fino alla vittoria». Ma come si è arrivati a giustificare Hamas come movimento di resistenza? Per capirlo bisogna tornare indietro di mezzo secolo.
10 novembre 1975. Quel giorno l’Assemblea generale delle Nazioni Unite approvò la Risoluzione 3379, che equiparava il sionismo al razzismo. A spingerla furono i Paesi arabi e il blocco sovietico, in piena Guerra fredda, con l’appoggio di una vasta rete di Stati “non allineati”. Israele e gli Usa reagirono duramente: l’ambasciatore americano Daniel Patrick Moynihan parlò di «infamia che macchierà per sempre l’Onu». Ma la formula “sionismo=razzismo” fece scuola e divenne la matrice di una lunga stagione di propaganda. Solo nel 1991, alla vigilia della Conferenza di Madrid, l’Onu annullò quella decisione con la risoluzione 46/86.
La rivoluzione iraniana del 1979
Intanto, nel mondo occidentale, la sinistra aveva già abbracciato la causa palestinese come simbolo di lotta anti-imperialista. Negli anni Settanta l’alleanza era soprattutto con i movimenti laici e marxisti, primo fra tutti l’Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina). Ma dagli anni Ottanta lo scenario cambiò. La rivoluzione iraniana del 1979 mostrò che l’Islam politico poteva diventare forza rivoluzionaria e affascinò perfino intellettuali come Michel Foucault. E con la nascita di Hamas nel 1988, l’egemonia del nazionalismo palestinese passò sempre più nelle mani dell’islamismo.
Il Respect Party
L’11 settembre 2001 segnò un’altra svolta. Alla conferenza Onu di Durban contro il razzismo, il dibattito degenerò: negli stand delle Ong circolavano volantini che riproponevano lo slogan “sionismo=razzismo”. Da lì prese forma una rete di attivismo che saldava cause progressiste e istanze islamiste. Pochi anni dopo, in Gran Bretagna, la Stop the War Coalition e la Muslim Association of Britain marciavano fianco a fianco contro la guerra in Iraq. Da quell’esperienza nacque il Respect Party, cartello politico che univa trotzkisti e Fratellanza musulmana, con risultati elettorali significativi a Londra e Birmingham. Era la prima, stabile alleanza “rosso-verde” in Europa. Da allora il paradosso si è radicalizzato. Per una parte della sinistra, il cristianesimo è retaggio di potere e conservazione, mentre l’islamismo – pur con i suoi tratti illiberali – viene visto come voce degli oppressi. Una lettura che dimentica i diritti delle donne, delle minoranze e la natura teocratica e violenta di movimenti come Hamas ed Hezbollah sostenuti dall’Iran.
Il 7 ottobre
Il 7 ottobre 2023, con il massacro di civili israeliani da parte di Hamas, questa ambiguità è esplosa in tutta la sua evidenza. In Francia, la sinistra di La France Insoumise si è spaccata tra chi condannava Hamas e chi parlava solo di “resistenza palestinese”. In Spagna, esponenti del governo hanno rilasciato dichiarazioni durissime contro Israele, guadagnandosi l’accusa di “allineamento con Hamas” da parte di Israele. In Italia, nelle piazze pro-Pal si sono uditi slogan che riecheggiano la falsa accusa medievale dei bambini uccisi dagli ebrei per motivi rituali.
Un cerchio chiuso
Così si chiude il cerchio: dall’infamante risoluzione Onu del 1975 alla stagione dei movimenti universitari di oggi. In mezzo ci sono Durban 2001 e le manifestazioni contro la guerra in Iraq. Si è così consolidato un linguaggio comune che lega parte della sinistra occidentale all’islamismo politico anti-occidentale. La vittima sacrificale, ancora una volta, è la verità storica: quella che confonde il sionismo con il razzismo, l’ebraismo con Israele, l’Islam con Hamas. Risultato: la sinistra è finita nella trappola della propaganda pro-Pal.
© Riproduzione riservata






