Cronaca
“Lo Stato riabiliti mio padre”, l’appello di Luana Ilardo per il padre collaboratore di giustizia
«È indecoroso che, a 24 anni dalla sua morte, mio padre si trovi ancora in un limbo: tra l’essere mafioso e collaboratore di giustizia. Una condizione d’indefinitezza paradossale che ha lasciato la mia famiglia sola, abbandonata dallo Stato. E che non rende merito a quello che mio padre ha fatto per le istituzioni».
Con la voce increspata dall’emozione, Luana Ilardo, figlia del boss Luigi Ilardo – ammazzato a Catania il 10 maggio 1996 – rompe un silenzio durato molti anni con l’obiettivo di riabilitare la memoria e il nome del padre «che – aggiunge – ha fatto cose importanti per il nostro paese». Ilardo, all’interno di Cosa Nostra, non era uno qualunque. Appartenente alla famiglia mafiosa di Vallelunga Pratameno, aveva ereditato il titolo di rappresentante in tutta la provincia di Catania dal boss di Caltanissetta, suo cugino, Giuseppe “Piddu” Madonia. Nel 1994, dopo quattordici anni di carcere, Ilardo decide di saltare il fosso e per due anni diventa la fonte confidenziale “Oriente”, lavorando al fianco del colonnello dei carabinieri Michele Riccio. Grazie alla sua collaborazione sottotraccia, vengono catturati circa cinquanta mafiosi. Ma il contributo più importante dato da Ilardo allo Stato arriva il 31 gennaio 1995 quando “Oriente” conduce i carabinieri del Ros in una masseria di Mezzojuso, in provincia di Palermo. Lì si nasconde Bernardo Provenzano, il grande capo latitante della cupola mafiosa. L’operazione, però, subisce un brusco stop: i superiori di Riccio decidono di non intervenire. Una mancata cattura per la quale gli uomini del reparto operativo dei carabinieri saranno processati e assolti.
Un anno e mezzo dopo, a pochi giorni dalla sua formale collaborazione con la giustizia, Ilardo viene ucciso sotto casa dai sicari di Cosa Nostra. Un omicidio che sarebbe stato accelerato da una fuga di notizie provenienti da fonti istituzionali.
Luana perché suo padre è stato ucciso?
Mio padre aveva deciso di mettere a nudo i segreti che legano mafia, massoneria e pezzi dello Stato. Aveva preannunciato ai tre magistrati con i quali s’incontrò il 2 maggio a Roma che avrebbe fatto luce sui mandanti delle stragi.
Facciamo un passo indietro. Durante il periodo di collaborazione con Michele Riccio la sua famiglia non ha mai sospettato nulla?
Mai. Ho saputo tutto dai giornali. Per anni sono stata convinta che mio padre fosse morto per una questione legata alla scalata nelle gerarchie mafiose del territorio.
Potrebbe esserci stato, in questo senso, un depistaggio?
È stato tenuto nascosto anche questo fatto. Il fatto che mio padre fosse una fonte confidenziale è venuto fuori tre anni dopo la sua morte.
Suo padre è stato ucciso dalla mafia. Lei è riconosciuta come familiare di vittima di mafia?
Non ho questo status. È indecoroso che dopo 24 anni mio padre sia tenuto in questa sorta di limbo eterno: tra l’essere mafioso e collaboratore di giustizia. So che post-mortem non può essergli riconosciuto lo status di collaboratore, ma credo sia giusto riabilitare il suo nome. Ha fatto cose importanti per il nostro paese, eppure è stato dimenticato.
Lei e la sua famiglia vi sentite abbandonate dallo Stato?
Non ho mai ricevuto uno sterile telegramma da parte di nessuno. C’è stato un silenzio assordante. Mi sarei aspettata un atteggiamento diverso. Hanno fatto tutti finta di niente. L’unico gesto di umanità da un uomo in divisa risale a molti anni fa quando io e mia sorella abbiamo trovato un lucchetto nella porta di casa nostra. Con un martello abbiamo provato a romperlo. Allarmati dai rumori i vicini hanno chiamato la polizia. Un agente ha visto mia sorella e me in lacrime, ci ha guardate e ci ha detto ‘fate finta di non avermi visto ed entrate in casa’. È stato l’unico gesto di umanità avuto dalle istituzioni. Che ci hanno fatto crescere col muro della vergogna. Quando a colmare quel vuoto non c’è lo Stato, ci si sente abbandonati. Ci si riempie la bocca di legalità. Ma se lo Stato non tende la mano alle persone che provengono da contesti sbagliati, difficili, come si può pensare di fare toccare con mano questa legalità?
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