Loggia Ungheria, Cantone chiede l’archiviazione ma… non ha indagato

Il procuratore di Perugia Raffaele Cantone, con i sostituti Gemma Milani e Mario Formisano, lo scorso 5 luglio ha chiesto l’archiviazione del procedimento sulla loggia Ungheria, l’associazione paramassonica la cui esistenza era stata rivelata dall’avvocato Piero Amara, la gola profonda delle Procure italiane. Dell’atto, 167 pagine, sono stati pubblicati in questi mesi ampi stralci, in particolare sul Domani, quotidiano sempre molto bene informato dell’attività della Procura Perugia.

In attesa che il gip si esprima, ad esempio avallando la richiesta di Cantone e quindi mettendo una pietra tombale su un fascicolo che ha terremotato la Procura di Milano (ieri l’assoluzione anche in appello per il pm Paolo Storari accusato di aver dato a Piercamillo Davigo gli atti sulla loggia Ungheria, ndr) ed il Consiglio superiore della magistratura, ecco alcune considerazioni.

La competenza
Amara, interrogato dai pm milanesi, fra cui Storari, a dicembre 2019, aveva riferito che “l’allora procuratore della Repubblica di Perugia De Ficchy era una persona alla quale io potevo arrivare perché faceva parte dell’associazione Ungheria”. L’art. 11 del codice di procedura penale stabilisce che “i procedimenti in cui un magistrato assume la qualità di persona sottoposta ad indagini, di imputato ovvero di persona offesa o danneggiata dal reato, che secondo le norme di questo capo sarebbero attribuiti alla competenza di un ufficio giudiziario compreso nel distretto di corte d’appello in cui il magistrato esercita le proprie funzioni o le esercitava al momento del fatto, sono di competenza del giudice, ugualmente competente per materia, che ha sede nel capoluogo del distretto di corte di appello determinato dalla legge“ .

Al momento del fatto, come riferisce lo stesso Amara, Luigi De Ficchy era il procuratore della Repubblica di Perugia e quindi la legge avrebbe voluto che fosse stata la Procura di Firenze ad indagare sulla loggia Ungheria. Non si capisce quindi perché la Procura di Milano abbia mandato i verbali di Amara a Cantone e perché Cantone non li abbia trasmessi a Firenze (visto che nella loggia sono indicati quali appartenenti magistrati in servizio a Roma e magistrati in servizio, al momento del fatto, a Perugia) e non si capisce perché la Procura di Firenze non abbia sollevato conflitto con la Procura di Perugia.

Le (non) indagini
Contrariamente a quanto scritto in modo elogiativo dagli organi d’informazione ‘vicini’ alla Procura di Perugia, dalla richiesta di archiviazione emerge la quasi totale assenza di indagini. Secondo l’avvocato siciliano della loggia avrebbero fatto parte circa 90 persone tra politici, ex ministri, magistrati, appartenenti alle forze dell’ordine, imprenditori e liberi professionisti ma la Procura di Perugia ha proceduto soltanto nei confronti di pochi nomi. In particolare di coloro che si era autoaccusati di far parte della loggia, Amara, Giuseppe Calafiore e Alessandro Ferraro, e degli imprenditori Alessandro Casali, Fabrizio Centofanti oltre a Denis Verdini, questi ultimi tre già compromessi da precedenti indagini.

Tale modo di agire ha comportato l’impossibilità di fare indagini nei confronti dei non iscritti (perquisizioni, tabulati, intercettazioni) e quindi di ottenere risultati di rilievo o anche solo dimostrare la reciproca conoscenza di coloro che venivano indicati come appartenenti alla loggia. Nella richiesta emerge che il solo atto di indagine invasivo effettuato dalla Procura di Perugia è consistito nella perquisizione a Calafiore, colui che avrebbe avuto la disponibilità degli elenchi degli iscritti alla loggia, effettuata dopo che costui si era rifiutato di rispondere all’interrogatorio del 6 maggio 2021. Una perquisizione fuori tempo massimo considerato che della loggia Ungheria Amara ha cominciato a riempire verbali a Milano a dicembre 2019. Ed infatti la perquisizione di Calafiore ebbe esito negativo.

Altro dato che balza agli occhi è che l’indagine è stata delegata, ancora una volta, al GICO della guardia di finanza di Roma (che viene citato ben 19 volte), quello del trojan ‘a singhiozzo’ che ha intercettato i deputati Cosimo Ferri e Luca Lotti e non ha intercettato l’ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone. Lo stesso comandante del GICO, del resto, nel processo che si sta svolgendo a Perugia nei confronti degli ex pm Luca Palamara e Stefano Fava, all’udienza del 9 giugno 2022 aveva dovuto confessare che il suo reparto consegnava le informative ad Amara, l’indagato principale di questo procedimento, prima ancora che tali informative fossero depositate alla Procura di Roma. Gli uomini del GICO, poi, avrebbero avvisato Amara in anticipo delle perquisizioni che dovevano essere effettuate. Si comprende quindi perfettamente come le indagini condotte non potevano portare ad altro risultato che non fosse l’archiviazione.

Le indagini
Il nome dell’ex presidente dell’Anm Luca Palamara nella richiesta di archiviazione ricorre per 111 volte. Quasi in ogni pagina quindi. Eppure Amara e Calafiore hanno sempre escluso che Palamara facesse parte della loggia Ungheria. Ciononostante le indagini sono state indirizzate nei confronti dell’ex consigliere del Csm con lo scopo, neppure tanto nascosto, di attribuire un parvenza di credibilità ad Amara.

La credibilità (inesistente) di Amara
I pm di Perugia concludono la richiesta di archiviazione disponendo la trasmissione degli atti “alla Procura della Repubblica presso il tribunale di Milano perché valuti se siano o meno configurabili i delitti di cui agli artt. 368 e 369 c.p.”. L’articolo 369 codice penale incrimina l’autocalunnia. Ciò significa che i pubblici ministeri non credono ad Amara neppure quando accusa se stesso però gli credono quando accusa Palamara.

I (non) diritti delle difese
Amara è stato esaminato in dibattimento al processo di Perugia nei confronti di Palamara e Fava lo scorso 7 ottobre. Nonostante ripetute richieste la Procura di Perugia non ha rilasciato ai difensori copia della richiesta di archiviazione del procedimento sulla loggia Ungheria. I difensori non hanno quindi potuto utilizzare questo atto nel controesaminare Amara nonostante sia in possesso, come detto, di alcuni selezionati giornalisti dal mese di luglio e nonostante vi sia una indagine nei confronti di un cancelliere della Procura di Perugia che lo avrebbe illecitamente divulgato.