Richiesta l'archiviazione
Inchiesta su Loggia Ungheria insabbiata, se tramano i magistrati non è reato: Cantone chiede archiviazione
Il “condizionamento” dell’organo di autogoverno delle toghe per far nominare “vertici della magistratura” del Paese che fossero di gradimento c’è stato. E c’è stato anche il “condizionamento” per far nominare i “vertici di enti, istituzioni e società pubbliche”. Però, per Raffaele Cantone, si è trattato di risultati “ascrivibili ad interessi personali o professionali diretti di Amara o di soggetti a lui strettamente legati”, piuttosto che la conseguenza dell’attività di una loggia segreta. Il procuratore di Perugia, ex capo dell’Anac voluto da Matteo Renzi quando il Rottamatore viveva una luna di miele con i magistrati al punto da volere Nicola Gratteri ministro della Giustizia, ha messo dunque una pietra tombale sulla loggia Ungheria, chiedendo ieri al gip di archiviare il fascicolo.
L’esistenza di questa associazione para massonica finalizzata a pilotare le nomine dei magistrati, e quindi ad aggiustare i processi, era stata rivelata dall’ex avvocato esterno dell’Eni Piero Amara durante una serie di interrogatori davanti ai pm di Milano verso la fine del 2019. Quello che accadde poi è noto. Il pm Paolo Storari, titolare del fascicolo, vedendo che le indagini non andavano avanti, si era rivolto a Piercamillo Davigo. Quest’ultimo, ricevuti i verbali delle dichiarazioni di Amara, aveva informato a fine primavera del 2020 mezzo Csm, ad iniziare dal vice presidente David Ermini, finendo così indagato per rivelazione del segreto. Il fascicolo sarà trasmesso da Milano a Perugia a gennaio del 2021. Ma già ad ottobre dell’anno precedente, a seguito di un interrogatorio congiunto di Amara, i magistrati avevano stabilito che la competenza fosse di Perugia, essendo coinvolte diverse toghe della Capitale.
Vengono allora iscritti per la violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete tre persone, fra cui Amara. Nessuno dei 90 adepti tirati in ballo dall’avvocato siciliano riceve invece un avviso di garanzia. Il motivo lo spiega lo stesso Cantone, parlando di “elementi labili per l’iscrizione, non una garanzia ma un inutile ed ingiustificato stigma”. Nella primavera del 2021 la fuga di notizie con i verbali che finiscono sui giornali per settimane compromette le indagini che avrebbero avuto bisogno di “massima riservatezza e segretezza”. “Più di un soggetto si è avvalso della legittima facoltà di non rispondere, motivando la scelta con il grave strepitus fori”, ricorda Cantone.
“Il complesso delle investigazioni ha portato a ritenere integralmente o parzialmente non riscontrate numerose propalazioni di Amara. Si tratta di chiamate in correità dirette o de relato”, continua Cantone, sottolineando comunque che non c’è una “inattendibilità talmente macroscopica da compromettere in radice la credibilità del dichiarante”.
Fatta questa premessa, per il procuratore di Perugia “l’esistenza dell’associazione non è adeguatamente riscontrata”, non essendo emersi elementi “neanche indiretti che potessero attestarne l’esistenza al di fuori delle dichiarazioni di Amara e di un suo socio (Giuseppe Calafiore, ndr)”. Quest’ultimo, puntualizza Cantone, successivamente si avvarrà della facoltà di non rispondere. Le modalità del reclutamento sembrano essere chiare, in quanto i “soggetti legati con Amara erano stati contattati in passato da uno dei vertici della presunta organizzazione, poi defunto (il procuratore di Caltanissetta Giovanni Tinebra, ndr)”. Non tutti coloro a cui Tinebra aveva chiesto di aderire avevano poi ritenuto di farlo. Per ognuno degli episodi narrati verranno fatti accertamenti alla ricerca di eventuali risconti per attendibilità di Amara e sintomatici dell’esistenza della loggia segreta. Ed ecco, quindi, il passaggio chiave: “Gli episodi raccontati di Amara, parziale riscontro, non sono indicativi dell’esistenza di un’associazione segreta: interferenze o tentativi di condizionamento di nomine di vertice della magistratura, tentativi compiuti o incompiuti di interferire su nomine di vertici di enti, istituzioni e società pubbliche, che pure possono ritenersi avvenute, sono risultati ascrivibili ad interessi personali o professionali diretti di Amara o di soggetti a lui strettamente legati, piuttosto che conseguenza dell’attività di condizionamento di una loggia”.
Amara, peraltro, negli ultimi interrogatori, avrebbe modificato alcune delle sue affermazioni iniziali, “sminuendo in modo inspiegabile il ruolo di quella che aveva indicato come una nuova loggia P2, dichiarando che era nata con finalità nobili e che non tutti gli adepti sarebbero stati a conoscenza delle interferenze effettuate dall’associazione su organi pubblici o costituzionali”. Cantone ricorda anche che nel 2015 Amara aveva tentato di creare una organizzazione parallela e gli aveva fornito alcuni elementi documentati, non prodotti negli interrogatori a Milano. In conseguenza di tutto ciò, il procuratore di Perugia, in attesa delle decisioni del gip, ha effettuato stralci per poter effettuare indagini anche ad altre Procure. Alla Procura di Milano verrà trasmessa l’archiviazione per valutare le numerose denunce per calunnia presentate dagli ex adepti che erano stati tirati in ballo da Amara. A tal proposito è stata già fissata una riunione di coordinamento investigativo tra Perugia e Milano. E tale archiviazione, infine, sarà trasmessa al procuratore generale della Corte di cassazione per l’esercizio dell’azione disciplinare nei confronti dei magistrati coinvolti.
Al momento, però, nulla verrà inviato al Csm. Fine della storia.
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