Il pregiudizio è un male nella vita, ma in politica è pura stupidità, e definirla stoltezza non renderebbe il complesso di giudizi che gran parte dell’intellighenzia ha tentato di cucire per spiegare l’enorme manifestazione- un fiume umano – che ha attraversato Londra tra lo sventolio di Union Jack e Croci di San Giorgio in quella che è nata per essere una marcia in difesa della libertà di espressione e che si è trasformata in una vera e propria manifestazione identitaria.

Le immagini sono chiare e ogni tentativo di sminuire, ghettizzare e ridurre il tutto ad una scampagnata di estremisti suona alquanto risibile. Così come le solite supponenti alzate di sopracciglio con cui qualcuno ha definito la manifestazione “nazista” altro non sono che l’ennesimo tentativo di non voler ammettere che in Europa, soprattutto in quella che più ha subito il vento della secolarizzazione e dell’immigrazione incontrollata, qualcosa ha iniziato a muoversi.

L’immagine

L’immagine che più di tutte rappresenta e consegna ai posteri una manifestazione così imponente è quella della Croce brandita con orgoglio da un manifestante sulla cima del “Leone rosso” di Westminster. Un’immagine che non può essere spiegata se non si colgono alcuni dati fondamentali sul come l’islamismo radicale stia affondando i suoi artigli in quelle società che, in nome dell’inclusone, hanno fatto enormi passi indietro sulla loro identità. E si sono dimenticate che quelli da “includere”, di passi indietro, non solo non sono disposti a farne, ma leggono in quelli degli europei (noi) un segno tangibile di debolezza.

Il simbolo decisivo

Per non parlare dell’offensiva radicale imposta negli anni del Black lives matter e di tutte quelle follie che per conto di un’ideologia fanatica e autodistruttiva hanno pensato di cancellare i segni e i simboli dell’identità britannica. Non ultima la follia secondo cui la bandiera del Regno Unito sarebbe un simbolo divisivo. Una bandiera intorno alla quale il popolo britannico si è “cinto” in un fronte patriottico che va al di là dei posizionamenti politici tradizionali. Forse per ora quella che si intravede è una leggera brezza, ma il vento della storia non si manifesta mai in tutta la sua imponenza, cresce lentamente fino al suo momento culminante, in cui il dado è ormai tratto e allora, una volta calato il sipario, tutti capiranno che l’identità europea è solo e unicamente cristiana e va ben oltre la materialità dei manifesti, delle intenzioni e delle utopie. È qualcosa che affonda le sue radici in quella cristianità incubatrice e generatrice della nostra civiltà, che va ben oltre la propensione religiosa. E in quella croce brandita con orgoglio non vi è alcun fanatismo, ma il più semplice e naturale istinto di rivendicare ciò che si è.

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Nato nel 1994, esattamente il 7 ottobre giorno della Battaglia di Lepanto, Calabrese. Allievo non frequentante - per ragioni anagrafiche - di Ansaldo e Longanesi, amo la politica e mi piace raccontarla. Conservatore per vocazione. Direttore di Nazione Futura dal settembre 2022. Fumatore per virtù - non per vizio - di sigari, ho solo un mito John Wayne.