Lorena sognava di fare il medico ma è stata uccisa dal fidanzato: “Mi ha contagiato”

Agli investigatori che lo hanno interrogato ha spiegato di aver ucciso la fidanzata perché l’accusa di avergli trasmesso il Coronavirus. Questo il presunto movente, sul quale Procura e carabinieri non hanno riscontri (anche perché i tamponi effettuati sono risultati negativi), che ha portato Antonio De Pace, 28enne infermiere di Vibo Valentia, a strangolare Lorena Quaranta, 27enne studentessa della Facoltà di Medicina a Messina, originaria di Favara (Agrigento).

I due vivevano insieme in una villetta a Furci Siculo, in provincia di Messina. L’omicidio è avvenuto intorno alle 8 del mattino di martedì 31 marzo. De Pace l’avrebbe prima strangolata, poi ha chiamato i carabinieri confessando tutto e, poco dopo, h tentato il suicidio provando a tagliarsi con un coltello i polsi e la gola ma è stato salvato dal tempestivo intervento del 118.

L’uomo è in carcere con l’accusa di omicidio volontario in attesa della convalida del fermo da parte del Gip, prevista per domani, giovedì 2 aprile. Agli investigatori che l’hanno interrogato, e che contestualmente stanno ascoltando altre persone vicine alla coppia, il 28enne ha spiegato di aver commesso l’omicidio perché “mi aveva trasmesso il Coronavirus e l’ho uccisa”. Parole, pronunciate in uno stato confusionale, che non convincono gli investigatori. Anche perché l’esito dei due tamponi effettuati su Lorena e il fidanzato hanno dato esito negativo così come conferma Maurizio de Lucia, procuratore di Messina. Sarà l’autopsia a fornire ulteriori dettagli sulle cause del decesso.

I carabinieri di Taormina stanno scavando nel recente passato della coppia per risalire a elementi utili a delineare il movente.  I genitori di Lorena, originari della provincia di Agrigento, sono arrivati a Messina dopo essere stati fermati più volte lungo il percorso, per le restrizioni dell’emergenza Coronavirus.

Il sindaco di Favara, Anna Alba, ha chiesto all’arcivescovo che venga celebrato comunque un funerale, nonostante i divieti del momento imposti dalle autorità: “Anche solo con la presenza degli stretti familiari. Non potere salutare Lorena per l’ultima volta, sarebbe un secondo enorme dramma”.