Nel 2021 l’evasione fiscale e contributiva risulta pari a 83,6 miliardi di euro, di cui circa 73,2 miliardi di mancate entrate tributarie e 10,4 miliardi di mancate entrate contributive, con una diminuzione di 2,7 miliardi (-3,1%) rispetto al 2020, di cui 2,2 miliardi sono relativi all’evasione fiscale (-2,9% rispetto al 2020) e 0,5 miliardi all’evasione contributiva (-4,3% rispetto al 2020). È quanto si legge nel documento che aggiorna la Relazione 2023 sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva per gli anni 2016-2021, pubblicato dal Mef.

I 20 miliardi recuperati

La riduzione è consistente e riguarda tutte le principali imposte a partire dall’Iva(-3,9 miliardi), sulle locazioni (-336 milioni) e Imu (-135 milioni). Se si analizza il fenomeno su un orizzonte temporale maggiore la riduzione del gap risulta più marcata. Infatti, nel periodo 2016-2021, la propensione al gap diminuisce dal 21,0% al 15,3%, con un calo di 5,7 punti percentuali e di circa 23,6 miliardi in valore assoluto. Insomma siamo molto lontani dai 91 miliardi di evasioni che trovò nel 2014 il governo Renzi. E infatti è da allora che è stata ridotta, proprio grazie alle misure prese da quel governo, in particolare con la delega fiscale del 2014-2015. Con il governo Renzi si arrivò a 20 miliardi di recupero dell’evasione. Al netto del recupero dei tributi locali (con i quali il dato sarebbe stato più alto).

Le misure

L’ottica era pagare tutti per pagare meno: la lotta alla evasione serviva a recuperare gettito per abbassare le tasse. Il leitmotiv era “un fisco amico che ti semplificava la vita” (come con la dichiarazione pre compilata o gli accordi di compliance per le aziende). Le principali misure anti evasione del governo Renzi furono: fatturazione elettronica; accordi di trasparenza e collaborazione con alcuni paesi tra cui svizzera, Lussemburgo, citta del vaticano; voluntary disclosure; dichiarazione dei redditi precompilata; canone in bolletta; potenziamento e interoperabilità banche dati; Reverse charge.

Il problema della “presunzione di colpevolezza”

Dal 2014 al 2021 l’evasione dell’Iva si è dimezzata, passando da 36,7 miliardi a 18 miliardi. Questo è avvenuto per un solo motivo: l’introduzione nel 2015 del “fisco telematico”, il cui provvedimento principale fu la fatturazione elettronica. Già l’11 marzo 2014 il Consiglio dei ministri varò cinque decreti legislativi in attuazione della delega fiscale. Che prevedevano: semplificazione e razionalizzazione delle norme in materia di riscossione; riordino delle agenzie fiscali; riforma del sistema sanzionatorio penale e amministrativo; stima e monitoraggio dell’evasione fiscale e monitoraggio e riordino delle disposizioni in materia di erosione fiscale; contenzioso e interpello. La ratio era puntare a un Fisco in cui il cittadino non si sentisse controllato perché c’è una presunzione di colpevolezza. Bisognava cambiare approccio verso il cittadino: “Per chi sbaglia non ci sono scappatoie, va stangato ma le norme vanno rese più semplici, la semplicità è presupposto per il contrasto alla criminalità”. Il primo passo per rendere “più semplice chiedere ai cittadini di pagare le tasse”, disse allora Renzi, è “far vedere che si annullano gli sprechi della pubblica amministrazione, tagliando le spese di gestione e non i servizi”. Insomma, si tratta di “fare uno sforzo di semplicità, che deve essere il tratto costitutivo della Pa. Se qualcuno pensa che si possa risolvere il problema dell’evasione nascondendo pattuglie di agenti fuori dai negozi di lusso o agire con logica vessatoria si sbaglia. Contro l’evasione basta l’incrocio delle banche dati e investimento sull’innovazione tecnologica”.

La fatturazione elettronica

Da qui nacquero precompilata e fatturazione elettronica. Di cui poi i successivi governi hanno confermato l’obbligo. Anche se all’epoca erano tutti contrari, e anzi fu molto dura l’opposizione a quella delega fiscale. Non solo da parte del centrodestra, ma anche della Cgil, Visco, Bersani e altri a sinistra. Grazie alla dichiarazione dei redditi precompilata furono subito individuati oltre 200 mila italiani che si erano “dimenticati” di pagare le tasse. Come con il reverse charge in alcuni settori, e lo Split Payment per i pagamenti della pubblica amministrazione. Mentre Giorgia Meloni all’epoca faceva le barricate: “La fatturazione elettronica non combatte l’evasione fiscale, semmai rischia addirittura di aumentarla. Infatti chi non emette fattura cartacea, non la emetterà nemmeno elettronica. Anzi, c’è il rischio che tutte quelle persone che fin qui hanno fatturato tutti i loro movimenti, si stanchino o trovino difficoltà ad adempiere a quest’ennesimo onere che lo Stato ha deciso di imporre”.

Oggi nessuno più è contrario alla fatturazione elettronica, e a quel misure introdotte dal governo Renzi e mai modificate. Neppure Giorgia Meloni. Che oggi ne raccoglie i frutti, anzi i soldi, e magari finirà per prendersene i meriti. Meriti di chi quelle riforme ha avuto il coraggio di farle. Mettendosi contro tutti: il pegno che tocca a chi ci arriva prima.