Dieci anni di calvario giudiziario terminati giovedì scorso, quando il gup di Roma ha accolto la richiesta di proscioglimento avanzata dagli stessi pubblici ministeri ha messo fine alla infinta vicenda di Maria Rita Lorenzetti, parlamentare di lungo corso prima nel Pci e poi nel Pds, quindi presidente della regione Umbria per due mandati (dal 2000 al 2010) e presidente di Italferr, società di ingegneria controllata da Ferrovie dello stato.

Lorenzetti è stata prosciolta con la formula “il fatto non sussiste” dall’accusa di corruzione nell’ambito dell’inchiesta sul cosiddetto passante ferroviario di Firenze dell’alta velocità. Era stata, come detto, la stessa Procura a chiedere l’archiviazione: così sono caduti tutti i reati contestati all’ex governatrice dell’Umbria dal 2012 ad oggi.

L’ultimo processo-fascicolo era stato trasferito da Firenze a Roma per competenza: per l’ex deputata è arrivato l’ennesimo riconoscimento della correttezza del suo comportamento. Nell’ambito dell’inchiesta sui lavori per la Tav di Firenze, l’ex parlamentare era già stata prosciolta dall’autorità giudiziaria del capoluogo toscano per quanto riguarda i presunti reati ambientali.

A Roma invece è arrivato il proscioglimento dal reato associativo e da un’accusa di corruzione mentre per l’ultimo addebito relativo ad altra ipotesi di corruzione, nonostante la richiesta di archiviazione da parte del pubblico ministero, il giudice aveva ordinato lo svolgersi dell’udienza preliminare che giovedì scorso ha visto il non luogo a procedere nei confronti della Lorenzetti perché “il fatto non sussiste”.

Eppure alla Lorenzetti nessuno ripagherà gli anni spesa a battagliare per veder riconosciuta la “giustizia giusta”: negli anni l’immagine pubblica e politica dell’ex governatrice è stata demolita dalle inchieste rivelatesi poi un buco nell’acqua.

Non solo. L’ex presidente di Italferr ha dovuto subire anche otto giorni di arresti domiciliari cautelari assieme ad altri cinque indagati, tornando in libertà per decisione del Tribunale del Riesame. Il tutto, come non manca di sottolineare l’attuale consigliere regionale del Partito democratico umbro Tommaso Bori, senza neanche mai arrivare a processo.

I gip e gup che si sono già espressi, nell’arco dei dieci anni, per archiviazioni e proscioglimenti, non hanno mai mandato a giudizio la Lorenzetti, valutando sempre insufficienti gli elementi raccolti dai pm fiorentini”, scrive Bori in una nota dove non manca di sottolineare che “dopo dieci anni viene ristabilita la verità in un contesto che ha segnato dolorosamente la politica e la sua vita familiare”.

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.