Le sfide
Milano, un contribuente su tre dichiara meno di 16mila euro l’anno. E il tasso di disoccupazione giovanile resta al 18,7%
La Milano che emerge dai dati del 2025 è una città dalle mille contraddizioni: produce il 25% del PIL nazionale dell’economia della conoscenza, ospita 200mila studenti universitari e centinaia di startup innovative, eppure vede dimezzarsi i brevetti depositati in soli due anni. Una metropoli dove l’AI Week attira 18mila partecipanti da tutto il mondo, ma dove un terzo dei contribuenti dichiara meno di 16mila euro l’anno e le famiglie spendono il 40% dello stipendio per l’affitto.
In questo scenario complesso, il lavoro non può più essere pensato come semplice scambio tra tempo e salario. La transizione digitale e l’Intelligenza Artificiale stanno ridisegnando professioni e competenze a velocità mai viste. Il tasso di disoccupazione giovanile resta al 18,7%, mentre le aziende faticano a trovare profili qualificati. Un paradosso che richiede risposte inedite.
Milano ha tutte le carte in regola per diventare il laboratorio anche di un sindacalismo moderno, capace di superare gli schemi novecenteschi. Un sindacato che, come dice il segretario della Cgil Luca Stanzione, sappia “accompagnare le transizioni con la contrattazione”, costruendo ponti tra imprese, lavoratori e istituzioni invece di alzare barricate ideologiche.
Le sfide sono concrete: dal salario indiretto per compensare l’alto costo della vita, alla formazione continua per l’IA, fino a nuovi ammortizzatori sociali che non guardino solo alle crisi ma accompagnino i cambiamenti strutturali. Milano può essere la città dove si sperimenta un modello di relazioni industriali basato sulla corresponsabilità e l’innovazione sociale, dove il conflitto lascia spazio alla costruzione condivisa del futuro del lavoro.
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