Il raggiungimento della milestone Pnrr dedicata alle Comunità Energetiche Rinnovabili – con circa 1.760 MW di richieste a fronte dell’obiettivo di 1.730 MW – rappresenta un risultato significativo. Il dato conferma la forte propensione dei territori a investire in un modello energetico partecipato, moderno, capace di generare valore locale e autonomia energetica. Parallelamente, però, è stata comunicata la riduzione della dotazione economica della misura, passata da 2,2 miliardi di euro a 795,5 milioni, a pochi giorni dalla scadenza del 30 novembre per la presentazione delle domande. Un annuncio che ha prodotto incertezza tra gli operatori e solleva interrogativi operativi non banali. La misura deve considerarsi chiusa con il raggiungimento della potenza target, o resta valida la scadenza originaria? E soprattutto: le domande in eccesso saranno considerate idonee per eventuali scorrimenti futuri?

Questa situazione riporta al centro un tema ricorrente nella gestione delle politiche industriali italiane: la tendenza dei decisori pubblici a modificare regole e incentivi in modo repentino, senza adeguate transizioni né strumenti di accompagnamento. Una prassi che produce effetti immediati: sospensione dei processi decisionali, congelamento degli investimenti, perdita di fiducia e rallentamento della crescita. La transizione energetica richiede invece l’esatto opposto: continuità, prevedibilità e stabilità regolatoria. I soggetti interessati come possono pianificare investimenti pluriennali se il quadro cambia in corsa? È possibile costruire una filiera industriale stabile quando le norme vengono concepite come interventi una tantum e non come leve strutturali di politica economica?

Il sistema delle CER necessita di un orizzonte normativo chiaro e continuativo, viceversa nessuna progettualità potrà esprimere il proprio potenziale. Per questo oggi la domanda centrale non riguarda soltanto cosa accadrà entro il 30 novembre, ma quale direzione politica si intende assumere dopo. Sarà consolidato un quadro stabile, con strumenti di incentivazione programmati su più anni e coerenti con una visione industriale nazionale? Oppure continueremo con misure episodiche che generano una corsa caotica allo sportello e poi incertezza generalizzata?

Il Paese ha dimostrato di credere nelle Comunità Energetiche. Ora spetta alle istituzioni costruire una governance non emergenziale, ma strutturale. Solo così la milestone raggiunta sarà l’inizio di un percorso e non un episodio isolato.