Ambrogio
Miracolo a Milano, la storia della città in un docufilm. Il cambiamento dalla rigenerazione urbana
Anche le città hanno un’anima. Ce lo hanno insegnato grandi scrittori, come Italo Calvino ne “Le città invisibili”. E illustri studiosi, come Kevin Lynch, per il quale la percezione dell’immagine urbana scaturisce dalla memoria collettiva di elementi fisici e simbolici. O Christian Norberg-Schulz, storico dell’architettura che ha teorizzato il genius loci in chiave contemporanea.
Il docufilm “Miracolo a Milano”
Ecco. Qual è l’anima di Milano? Il docufilm “Miracolo a Milano”, presentato ieri in anteprima al Senato a Roma, e tratto dall’omonimo libro pubblicato da Rizzoli a maggio di quest’anno, ci racconta l’anima della Milano contemporanea. Ovvero dell’unica città italiana veramente internazionale ed europea, non solo per i turisti che la visitano, ma anche per gli stranieri che la frequentano per il lavoro o lo studio. Immaginiamoci cosa sarebbe Milano – e l’Italia – senza la Bocconi, con la sua proiezione internazionale che ha trainato tante altre università italiane! Immaginiamo l’Italia senza la Milano della finanza, della moda, del design e del sistema industriale delle piccole medie imprese. Immaginiamola senza la Scala, e senza Leonardo! Immaginiamola senza le torri! Che già esistevano, dalla torre Velasca alla torre Pirelli – che non a caso prende il nome da una grande fabbrica italiana – e che sono state il simbolo della rinascita, quella del dopoguerra, ma anche quella di oggi.
Milano, il miracolo della rigenerazione urbana
La storia del docufilm scritto da Renato Farina con la regia di Michele Saulle da una idea di Luigi Crespi, parte dalla metà degli anni ’90, quando Milano usciva da tangentopoli e da una tragica deindustrializzazione, problema socio-economico ma anche ambientale e urbanistico. L’unica possibilità di sviluppo era puntare su una riconversione terziario/finanziaria con una forte base immobiliare, settore, quello dell’edilizia, trainante e che in Lombardia è sempre stato fortissimo. E che oggi è ancora più forte, avendo intercettato grandi risorse finanziarie internazionali. La città decise così. E il “Miracolo Milano” iniziò a partire dalla Giunta del sindaco Albertini che, con il famoso documento strategico di Gigi Mazza “Ricostruire la Grande Milano” – voluto dall’allora assessore all’urbanistica Maurizio Lupi e sviluppato dal suo successore, Giovanni Verga – decise di puntare su quella che successivamente venne battezzata “rigenerazione urbana”, ovvero riconvertire le aree dismesse e far crescere la città sulla città già costruita.
Il proseguimento
Sì, la Milano verticale che oggi qualche anima bella critica. Ma quel miracolo fu anche un grande impegno sociale, sotto l’attenta regia politica di Sergio Scalpelli. Il social housing è nato lì in quegli anni, a Milano, con la Fondazione CARIPLO! E l’Aler che con i “contratti di quartiere” riqualificò la gran parte delle case popolari milanesi. Per non parlare dei grandi complessi ospedalieri con partnership pubblico privato voluti dalla Regione guidata da Roberto Formigoni. Questa scelta di crescere con attenzione anche al sociale è di fatto continuata dopo la giunta di Letizia Moratti, anche con i sindaci di sinistra, Giuliano Pisapia prima e Beppe Sala poi. Anche se con una traiettoria più sensibile alle politiche ambientali.
Milano, una politica urbana di crescita
E quindi il Miracolo Milano è stata la premessa di quel Modello Milano che oggi è criticato dalla Procura nella recente inchiesta giudiziaria e, a seguito di questa, è messo in discussione da parte della politica che sostiene il sindaco Sala. Ma l’anima della città è sempre la stessa. E si rivela nell’insieme di opere, pubbliche e private, simbolo della Milano contemporanea: dalla nuova sede della Regione Lombardia alla nuova Fiera a Rho, dall’area ex Expo alle linee M5 e M4 della metropolitana, dai grattaceli di CityLife a quelli di Porta Nuova. Ovvero una politica urbana di crescita senza utilizzo di nuovo suolo che ha consentito lo sviluppo di grandi operatori immobiliari e di grandi firme dell’architettura e dell’ingegneria, anche ambientale e naturalistica.
Milano, un miracolo che le altre città invidiano
Insomma un vero “miracolo” che molte altre città invidiano e che sembra far derubricare l’inchiesta giudiziaria, già indebolita dalle sentenze dei tribunali di garanzia, al gnè-gnè un po’ naif da ragazzi della via Gluck. Che oggi però sono cresciuti, hanno studiato alla Bocconi e, dopo aver lavorato a Londra, Parigi o New York, sono tornati nella loro città e non sono in grado di riconoscere i due pensionati, interpretati da Formigoni e Albertini nei titoli di coda del film, che trascorrono il tempo davanti a un cantiere della Milano di oggi ricordando i tempi (e i cantieri) passati.
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