Con l’intervista a Ivan Scalfarotto, presidente di Italia Viva Metropolitana, si conclude il ciclo di interventi che abbiamo dedicato alle forze riformiste e popolari milanesi. Nelle scorse settimane abbiamo ascoltato Forza Italia, Azione, Noi Moderati, il Partito Liberal Democratico: voci diverse, ma accomunate dalla consapevolezza che Milano attraversa una fase delicata della propria storia recente.

Il “modello Milano” è sotto esame. Le tensioni sul caro-affitti, le difficoltà della classe media, i nodi irrisolti della rigenerazione urbana, della mobilità e dell’housing sociale alimentano un dibattito che troppo spesso degenera in requisitoria. Estremismi di ogni colore e populismi trasversali hanno trovato nelle criticità dello sviluppo milanese un formidabile strumento di propaganda: più facile additare colpevoli che proporre soluzioni, più comodo cavalcare il malessere che governarlo.

Il rischio è evidente: creare fratture dove non esistono, approfondire quelle reali fino a renderle insanabili. Riformisti, liberali e popolari sono stati, non solo nella prima repubblica, ma anche nei trent’anni che hanno plasmato il modello Milano, l’ossatura fondamentale delle scelte di governo che hanno reso grande e forte la città.

Quest’area riformista e popolare deve oggi assumersi una responsabilità precisa: riconoscere i problemi senza demonizzare il percorso che ha reso Milano locomotiva del Paese, correggere senza demolire, includere senza illudere. Milano ha bisogno di una politica che sappia tenere insieme sviluppo e coesione, ambizione e solidarietà. Non di chi soffia sul fuoco, ma di chi costruisce ponti. C’è da ritrovare l’orgoglio dell’equilibrio e del buon senso.