"Un italiano su 10 soffre di malattia renale cronica"
Nefrologia, a Riccione il 65esimo congresso. Focus su prevenzione e lotta ai pregiudizi: “Il trapianto è una grossa opportunità”
“Un italiano su 10 soffre di malattia renale cronica ma gli altri nove non lo sanno”. Con queste parole Stefano Bianchi, presidente uscente della Società italiana di nefrologia (SIN) apre il 65esimo congresso nazionale, in programma dal 16 al 19 ottobre a Riccione. Il focus principale dell’appuntamento di quest’anno è dedicato soprattutto alle terapie sostitutive, ai trapianti, ai piani terapeutici e alla carenza di ‘vocazioni’, sempre più aspiranti medici decidono di non intraprendere questa specializzazione. Vi è, infatti, un progressivo allontanamento dei laureati in medicina dalla specializzazione in nefrologia: nel 2023 solo il 50% dei posti disponibili nelle scuole di specializzazione è stato riempito.
Ma il tema dominante resta sempre quello legato alla prevenzione a causa dell’asintomaticità della malattia renale quando è ai primi stadi. Da qui la necessità di un’alleanza terapeutica con i medici di medicina generale invitati ad attenzionare soprattutto persone ipertese, diabetiche e obese.
Luca De Nicola, neo presidente della Società italiana di nefrologia, sottolinea che. “Per ridurne il rischio della malattia renale, buone abitudini di vita sono la rinuncia al fumo, una dieta alimentare corretta, attività fisica, controllo della glicemia e della pressione. In ogni caso basta fare gli esami della creatinina e delle urine per valutare la funzionalità renale di un paziente”.
Maria Cristina Gregorini, segretaria della Sin, si concentra invece sugli esiti dello studio Altems, Alta scuola di economia e managment dei sistemi sanitari, incentrato su “Emodialisi vs dialisi peritoneale”. Quest’ultima rappresenta oggi appena il 10% dei trattamenti sostitutivi e tuttavia, essendo una metodica domiciliare, può rappresentare un vantaggio in termini di qualità di vita del paziente perché non occorre recarsi presso il centro di emodialisi per tre volte a settimana.
“Per un paziente affetto da malattia renale cronica il trapianto è ad oggi l’unica principale opzione”. A sostenerlo il dottor Domenico Santoro, responsabile scientifico del congresso. Trapianto che però in Italia incontra difficoltà di natura culturale che ne frena la diffusione: “Il trapianto da vivente – spiega Santoro – rappresenta una grande opportunità ma è ancora poco praticato sia per una non corretta, se non assente, informazione che per un atteggiamento culturale ricco di pregiudizi e paure infondate. Così l’Italia – sottolinea – è sotto gli standard europei e molti pazienti non conoscono nemmeno questa possibilità che in altri paesi viene praticata anche nell’ordine del 50%”.
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