Che l’informazione politica televisiva sia eccessivamente di parte non è una notizia che stupisce più di tanto. Ma c’è un dato che impressiona e che non può passare sotto silenzio. Certo, molti talk di commento e approfondimento politico rispettano rigorosamente, ed efficacemente, il pluralismo delle opinioni e i diversi orientamenti politici e culturali degli ospiti in studio. A prescindere dalle simpatie politiche dei vari conduttori. E sin qui tutto bene. Anzi, benissimo. Ma, al contempo, è evidente che ha preso il sopravvento un nuovo “format” in alcuni talk televisivi. In particolare i talk serali di un’emittente televisiva, La7. Serali, ripeto, e non quelli che sono programmati durante la giornata, che mantengono tutto sommato un forte pluralismo. Tutti sanno che si tratta di una rete televisiva fortemente, e del tutto legittimamente, targata sul terreno politico. Con un avversario-nemico politico ben individuato e definito.

Ma ciò che merita di essere richiamato è il profondo cambiamento del format pre-serale e serale della testata televisiva. E cioè, di fatto, non c’è quasi più il cosiddetto contraddittorio. Ovvero quel tassello che salvaguarda, esalta e conserva il principio del pluralismo politico, culturale e sociale anche e soprattutto nel campo dell’informazione. È di tutta evidenza, al riguardo, che l’assenza del contraddittorio – o se c’è, è talmente ornamentale e marginale che è quasi inutile – alimenta un’informazione di parte, quasi militante e fortemente indirizzata sul versante politico, partitico e dei rispettivi schieramenti.

Nel pieno rispetto delle singole scelte editoriali, è indubbio che un’informazione fortemente ideologizzata e politicamente molto schierata parla alla cosiddetta “curva sud” e alla rispettiva parte politica, ma finisce per depotenziare la valenza dell’informazione perché su tutto, di qualsiasi cosa si parli, prevale sempre ed esclusivamente il pregiudizio politico, culturale se non addirittura quello di carattere personale. Come emerge, appunto, dalla programmazione serale sui temi di approfondimento politico. Ovviamente non possiamo dimenticare che, non essendo un servizio pubblico radiotelevisivo come la Rai, le scelte editoriali possono essere tranquillamente ricondotte e ispirate anche ai criteri della propaganda politica. Ma è altrettanto indubbio che, così facendo, ne risente la qualità dell’informazione e, soprattutto, il rigoroso e quasi dogmatico rispetto di quel pluralismo che era, e resta, il caposaldo essenziale di qualunque attività giornalistica. Senza dimenticare che un’informazione fortemente politicizzata, e di conseguenza schierata, riduce anche un po’ l’originalità e la curiosità delle singole trasmissioni perché, di norma, conosci già l’epilogo, essendo l’avversario-nemico sempre lo stesso, e quello da sostenere, specularmente, sempre il medesimo.

Per queste ragioni, rinunciare al contraddittorio è sempre una sconfitta. Per la qualità della democrazia, per la credibilità dell’informazione e per la stessa valenza del giornalismo.