«Sarebbe stato bello se insieme con la proposta di dedicare lo stadio a Maradona, cosa che mi rende molto felice, il sindaco di Napoli avesse parlato anche di iniziative concrete per onorare Diego»: Giorgio Ventre, direttore della Apple Accademy di San Giovanni a Teduccio, che da sempre ha amato Maradona commenta l’ultimo annuncio di Luigi de Magistris. Il “dio del calcio” è morto e, in poche ore, il primo cittadino ha messo in moto la macchina comunale annunciando iniziative per celebrare l’amore viscerale dei napoletani per il Pibe de oro.
«Lo stadio San Paolo si chiamerà stadio Maradona di Napoli», ha annunciato Dema giurando che il tutto accadrà tra pochi giorni. E ancora: «Lutto cittadino e bandiere degli uffici a mezz’asta», poi «una statua di Diego nel quartiere di Fuorigrotta». Nulla da dire, questi riconoscimenti spettano a Maradona: i napoletani lo venerano ed è giusto lasciare che questo legame venga degnamente celebrato. Ma forse sarebbe stata una buona occasione per annunciare anche iniziative concrete, proposte per gli scugnizzi di Napoli, quelli che Diego abbracciava nei vicoli dei Quartieri Spagnoli, camminando tra la gente, lui simbolo di chi ce l’aveva fatta senza mai dimenticare da dove veniva. «Maradona è l’incarnazione del riscatto sociale – dice Ventre – di un uomo che ha inseguito i propri sogni e li ha realizzati con la voglia di emergere. Per ricordarlo degnamente credo che il Comune debba annunciare investimenti per lo sport anche perché la Campania è terra fertile per i giovani atleti ed è un peccato che questi non abbiano la possibilità di esplodere».
Le statistiche parlano chiaro: in Campania solo il 17% della popolazione al di sopra dei tre anni pratica sport. La regione finisce così in fondo alla classifica stilata in base al numero degli abitanti che praticano regolarmente un’attività sportiva. E allora sarebbe ora di investire visto che la giunta arancione guidata da Dema, tra le grandi città italiane, è quella che spende meno per lo sport: Napoli sborsa solo 3,33 euro pro capite e mette solo 5,6 metri quadrati di aree sportive all’aperto a disposizione di ciascun minore residente. Il dato è collegato inevitabilmente agli investimenti che le istituzioni locali dedicano a questo settore, praticamente nulli.
E, in onore di Maradona, Palazzo San Giacomo potrebbe iniziare a fare qualcosa per la città rimettendo in sesto il centro sportivo Paradiso, simbolo dell’era d’oro di Diego che si allenava proprio su quel campetto. «Il centro Paradiso è un simbolo tanto quanto lo stadio San Paolo – afferma Lorenzo Giannalavigna, presidente della municipalità di Pianura e Soccavo – eppure è abbandonato da anni ed è un dovere farlo rinascere». Il legame di Diego con il centro Paradiso è così evidente che, in una delle sue ultime interviste, alla domanda del giornalista che gli chiedeva dove volesse trovarsi in quel preciso momento, senza pensarci troppo Diego rispose: «A Soccavo, al centro Paradiso».
Eppure quel rettangolo verde dove si è allenato il giocatore più grande di tutti i tempi versa in uno stato di abbandono oramai da vent’anni. Da campo di allenamento a discarica a cielo aperto, ecco la triste parabola del luogo dove crebbe il mito del Napoli di Maradona. «Il Comune non si è mai interessato della faccenda – fa sapere Giannalavigna – Potrebbe comprarlo o quantomeno assumersi l’onere di cercare investitori privati, anche perché rimetterlo in sesto consentirebbe di mettere una struttura sportiva di alto livello a disposizione della città». E restituirebbe un bene alla collettività, perché sport fa rima con sociale e Napoli ha bisogno di zone franche per i giovani che vivono in centro, ma soprattutto in periferia.
Non trattiene l’emozione nel parlare della sua terra e di Maradona il campione di judo Gianni Maddaloni, da sempre in prima linea per il rilancio delle periferie e dei ragazzi a rischio: «Nel 1987 il Napoli vinse lo scudetto con Diego, ho visto piangere gli anziani e non lo dimenticherò mai – racconta Maddaloni – Diego è Napoli e dedicargli lo stadio è il minimo, ma possiamo fare di più per onorare la sua memoria». Qualcosa di concreto, dunque. «Nel mondo dello sport sono poche le persone che fanno veramente le cose – dice Maddaloni – e questa può essere l’occasione per creare centri sportivi ma anche per sostenere le associazioni che operano sul territorio con l’obiettivo di allontanare i ragazzi dalla strada e impegnarsi per le politiche sociali».
