Michel Roccati è una delle tre persone paralizzate sono tornate a muoversi, in alcuni casi anche a camminare, in modo autonomo grazie all’applicazione di elettrodi. È il risultato di una ricerca il cui studio è stato pubblicato dalla rivista scientifica, tra le più autorevoli al mondo, Nature Magazine. A coordinare il progetto del Politecnico di Losanna (Efpl) in Svizzera, Grégoire Courtine e Jocelyne Bloch. Allo studio ha partecipato anche il ricercatore italiano Silvestro Micera della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

Gli elettrodi sono stati impiantati nella colonna vertebrale, nel midollo spinale. E sono controllati direttamente dal paziente tramite un tablet. Sono in grado di stimolare i muscoli per far fare una serie di movimenti coordinati come camminare, pedalare e nuotare. Lo studio punta a emanciparsi dal “cervello” rappresentato dal tablet per un sistema “bypass” wireless capace di cogliere gli impulsi elettronici nel cervello e inviarli a un chip impiantato nel midollo.

È italiano uno dei tre pazienti che ha preso parte alla sperimentazione. Roccati, fondatore di un’azienda con il fratello, 30 anni, paralizzato da quattro anni a causa di un incidente in moto a Superga, Torino. Lesione alla colonna vertebrale. Gli avevano tolto qualsiasi speranza di tornare a camminare. “Non mi sono mai arreso – ha detto in un’intervista a Il Corriere della Sera – ho studiato il funzionamento del cervello e del midollo spinale, ho partecipato a convegni. Durante un congresso ho visto una slide che raccontava del progetto di Losanna. Ho scritto ai ricercatori, la mia lesione era compatibile con lo studio ed è partita così l’avventura”.

Oggi è in grado di salire e scendere le scale, fare palestra, andare sulla syclette, nuotare. Tutti programmi disponibili sul tablet. Punta di riuscire a camminare – lo fa con l’ausilio di un deambulatore – per un chilometro entro primavera, adesso ci riesce per circa 500 metri. “I primi passi sono stati qualcosa di incredibile, avevo i brividi. Si è avverato un sogno dopo l’incubo che ho vissuto. Per me è stato un grande regalo”.

I tre volontari sono riusciti a camminare dopo appena un giorno di addestramento. Courtine ha spiegato che la tecnologia non è una cura per le lesioni spinali ed è ancora troppo complicata per essere utilizzata nella vita di tutti i giorni, “ma è un passaggio fondamentale per migliorare la qualità della vita delle persone”. L’obiettivo dello studio è quello di aumentare il numero di pazienti da coinvolgere nelle sperimentazioni affinché si possa commercializzare il prima possibile la tecnologia.

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Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.