Perché nonostante le misure di sicurezza, l’uso della mascherina, la quasi cancellazioni di occasioni di incontro pubbliche, l’azzeramento della vita sociale il coronavirus continua a diffondersi? Colpa anche delle sigarette. Lo ha detto il direttore dell’unità di virologia molecolare dell’ospedale San Matteo di Pavia Fausto Baldanti. Non che vadano messi alla berlina i fumatori, assolutamente. Quello di accendersi una sigaretta, togliersi quindi la mascherina, e condividere quel momento, che può essere una pausa dal lavoro o un’occasione di relax, può diventare una di quelle situazioni a rischio che dà una chance al contagio. Tutto qua, piuttosto logico anche.

Baldanti, intervistato a SkyTg24, non ha parlato solo di sigarette ma più in generale di momenti nei quali si abbassa la guardia e che possono diventare occasioni di contagio. “È un virus estremamente contagioso. L’uso della mascherina ce l’abbiamo quando siamo per strada, in pubblico, sul lavoro, molto spesso però ce la togliamo, si vedono persone che la portano sotto al naso, o che la tolgono per fumare, o che non adottano questa precauzione sempre. In ambito familiare è difficile questo contenimento”. Questi casi possono diventare dunque i vettori del virus. “Si vedono molte persone che comunque fumano all’aperto, senza la mascherina ovviamente, o che la portano abbassata sotto al naso. Anche questi sono fattori di rischio”.

Non una novità questo tema. L’emergenza coronavirus, fin dalla prima esplosione di contagio la scorsa primavera, aveva infatti portato diverse amministrazioni sia in Italia che all’estero a vietare il fumo in pubblico. Trasmettendosi attraverso l’aerosol, i droplets, le goccioline che trasportano il virus, possono in questa maniera viaggiare. In alcune occasioni il fumo in pubblico è stato vietato, in altre fortemente limitato con regole su distanze e contesti. È successo in tutta Italia e anche all’estero, per esempio in Spagna e in Australia. Uno studio della University of Technology di Sidney e dell’università di Stanford ha poi ipotizzato come il fumo possa alterare i geni in maniera da aumentare le possibilità di contagio. Anche solo tre sigarette potrebbe aumentare la presenza dei recettori ACE-2 che facilitano l’ingresso del virus nell’organismo.

Da oggi, sembra una coincidenza, Milano (capoluogo della Regione più colpita dal coronavirus in Italia) dà il via a un percorso che va verso lo stop al fumo nelle aree pubbliche all’aperto come autobus e parchi giochi. Una nuova svolta green a quasi 18 anni dal bando del fumo nei locali pubblici della legge Sirchia. Qual è infine la differenza tra l’influenza, che circola in maniera molto contenuta rispetto al solito, per via della mascherina, e il coronavirus? “Perché il coronavirus era già qui, ha continuato a circolare anche se si è ridotta la circolazione. L’influenza invece arriva tra Natale e Capodanno. Avevamo già tutti la mascherina quindi non ha avuto la solita possibilità di diffondersi”.

Antonio Lamorte

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