Troppa paura per il coronavirus e quindi resta in aeroporto. Ha deciso di viverci, per tre mesi. Protagonista di una storia che ha dell’inverosimile e che arriva dagli Stati Uniti è Aditya Singh, 36enne. È stato arrestato dalla polizia dell’aeroporto internazionale O’Hare di Chicago con l’accusa di sconfinamento in un’area riservata e furto. La notizia è stata diffusa dal Chicago Tribune. Singh si sarebbe servito di un badge la cui scomparsa era stata denunciata da un responsabile delle operazioni aeroportuali lo scorso 26 ottobre. Si sprecano sui media i paragoni con il film di Steven Spielberg interpretato da Tom Hanks, The Terminal.

Una vicenda che fa sorridere ma anche riflettere. Per la sicurezza soprattutto. E infatti la giudice della contea di Cook Susana Ortiz ha accolto la storia con una certa incredulità. “Mi sta dicendo che una persona non autorizzata e non dipendente ha vissuto in una parte sicura del terminal dell’aeroporto O’Hare dal 10 ottobre 2020 al 16 gennaio 2021 senza che nessuno se ne accorgesse? Voglio essere sicura di aver capito correttamente”.

È cominciato tutto il 19 ottobre 2020. Singh parte da Los Angeles e arriva a Chicago. A questo punto resta a vivere nell’aeroporto. Per mangiare si serve presso i negozi dello scalo oppure, come riportato dalla sua legale, se lo procurava chiedendo ai passeggeri. Così fino a sabato scorso: fino a quando due dipendenti della United Airlines gli hanno chiesto di esibire un documento d’identità. Singh ha mostrato il badge dell’aeroporto la cui scomparsa era stata denunciata dal lavoratore dello scalo. I due, già  insospettiti, hanno appurato che il documento non corrispondeva e quindi hanno segnalato il caso alle autorità

L’avvocato Kathleen Hagerty ha riferito al giudice della Contea che il suo assistito non ha precedenti penali e che era “troppo spaventato per tornare a casa a causa del covid”. Inflessibile la Giustizia. Il 35 è stato arrestato, la cauzione è stata fissata a mille dollari. Singh è californiano, ha un master nel settore alberghiero, è disoccupato e vive con dei coinquilini a Orange, Los Angeles. Ha vissuto per tre mesi in un’area riservata dello scalo. Non una scelta saggia, comunque, considerando che gli Stati Uniti sono il primo Paese per contagi e per morti al mondo e il continuo flusso di persone.

”Non abbiamo priorità maggiore se non la sicurezza e la protezione dei nostri aeroporti, che è gestita da una rete coordinata e multilivello delle forze dell’ordine – ha assicurato il Dipartimento dell’Aviazione di Chicago (Cda) – Anche se questo incidente resta sotto inchiesta, siamo stati in grado di stabilire che questa persona non ha rappresentato un rischio per la sicurezza dell’aeroporto o del pubblico in viaggio. Continueremo a lavorare con i nostri partner delle forze dell’ordine per un’indagine approfondita della questione”. Nel caso in cui dovesse riuscire a pagare la somma, al protagonista di questa storia ancora tutta da chiarire verrà impedito di entrare in aeroporto.

Vito Califano

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