Già il Fatto che Marco Travaglio s’incazza e perda le staffe di fronte alla quasi surreale ipotesi che Sabino Cassese possa essere un candidato per la Presidenza della Repubblica, rassicura tutti coloro che sperano in una rifondazione di questo Paese malato. Lasciamo perdere come sia venuto fuori il nome di Cassese e se davvero Salvini è andato a trovarlo: sono quinte e trucchi di teatro, divertenti o insignificanti, ma il punto è che Sabino Cassese è emerso fra i papabili e il suo è il nome più prestigioso, insieme a quello di Nordio, per cominciare a ricondurre a normali livelli di libertà e di rispetto umano un Paese in astinenza di giustizia.
Il nostro è davvero un Paese figlio di un dio minore per colpa anche delle sue fragili o inadatte classi dirigenti, uscito annichilito prima dalla sciagurata guerra mondiale, poi dalla guerra fredda che lo aveva drogato di illusioni di impunità, infine dalla guerra dei giudici all’assalto delle istituzioni con una sinistra che anziché gridare al golpe, si è sistemata sulla scia dei giudici (lo ammise in Senato Matteo Renzi parlando degli anni in cui guidava il Pd) pur di far fuori Berlusconi a qualsiasi costo, con qualsiasi trappola e tagliola, leggi monstre, leggi ad personam, leggi piegate e riadattate e anche leggi retroattive. E sono riuscite quelle sinistre nel loro coraggioso intento. E Cassese, che non è un berlusconiano ma un costituzionalista dalla schiena dritta e con il senso dell’umorismo sulle labbra e negli occhi in questi anni, sia nei suoi interventi in televisione sia nei suoi articoli sul Corriere, ha sempre ricondotto in punta di logica e in punta di diritto le questioni alle loro radici, che stanno prima di tutto nei perversi effetti di una Costituzione nata quando i grandi della terra erano un Papa ultraconservatore, Stalin e il Maccartismo americano.
Cassese ha espresso più volte la sua opinione favorevole a un presidenzialismo ben funzionante e a una magistratura richiamata all’ordine. Sarà un pensiero discutibile, ma certamente non un pensiero unico, né piatto, né ipocrita e poi, più di tutto, un pensiero che riporta al centro della questione politica il rispetto per la singola persona umana. La controprova è che Cassese è detestato da Travaglio e da chi sente come Travaglio che, come Saint Just, l’angelo sterminatore della Rivoluzione Francese manderebbe tutti alla ghigliottina o almeno li suddividerebbe fra Rebibbia e San Vittore. Cassese si è divertito, ha preso con ironia ma si vedeva che era anche contento di questa novità del tutto incerta e improbabile ma hai visto mai, e dunque da ieri il suo nome rotola all’interno della grande ruota della fortuna con cui si scelgono ormai i capi dello Stato. Che cos’ha Cassese che manda in bestia Travaglio? Tutto: Cassese non pensa che la nostra sia la Costituzione più bella del mondo, ma che andrebbe almeno in parte riscritta mantenendo la libertà come linea guida.
Sabino Cassese ha anche espresso con chiarezza l’opinione favorevole alla separazione delle carriere dei magistrati d’accusa da quella dei giudici giudicanti. E lì, lo si può misurare dalle reazioni, tutto il sistema manettaro va in tilt. Onestamente non sappiamo se il Cassese-pensiero sia in assoluto il migliore, ma è certamente fra quelli che promettono un vero slancio di riformismo per il quale occorre eliminare il bacchettonismo d’ordinanza, condizione indispensabile per metter fine al pensiero piatto imperante e garantire la restituzione alla collettività del rispetto primario per la persona. Si tratta di pensiero liberale? O da persona normale e persino intelligente? Certo è che quando si sentono tuonare come nella canzone di Jenny delle Spelonche di Brecht le bocche da fuoco dei manettari, si illumina finalmente la linea di confine fra bene e male, giusto e ingiusto oggi indistinguibile nel chiacchiericcio sui profili. Cassese è fuori profilo, qualcuno glielo dica. Il miglior profilo, quello che promette meglio è sempre lo stesso, quello di uno come Mattarella che non faccia cioè una piega e neanche un plissé di fronte agli scandali nel Csm e al crollo di credibilità della giustizia.
Nessuno può dire se Cassese al Quirinale sarebbe la panacea per guai ormai più genetici che antichi. Ma possiamo prender nota delle reazioni seguite all’emersione del nome di una persona lineare, competente e ironica, cioè capace di ridere e misurare il senso del ridicolo. E la reazione è che abbiano subito urlato sono subito scatenati sirene d’allarme nel campo d’Agramante. Con Cassese il centrodestra, se mai ne esistesse uno, avrebbe la sua grande occasione per farne con Nordio uno dei suoi candidati non derogabili.
