Nella nuova fase politica che il Paese si appresta ad affrontare, uno dei temi centrali che il nuovo Governo ha messo al centro della sua agenda, è quello delle riforme istituzionali. Tema particolarmente sensibile perché è attraverso esso che si interviene sull’assetto politico della gestione del territorio. Negli ultimi anni la crisi economica e le politiche di spending review hanno minato il ruolo degli Enti locali, che non riescono più ad affrontare con agilità i problemi sociali e territoriali.

I Comuni sono in affanno a causa dei continui tagli ai bilanci e soprattutto per la carenza di personale in pianta organica, che di fatto impedisce l’efficienza dei servizi erogati ai cittadini. Le Province congelate in una riforma Del Rio mai pienamente compiuta, sono state costrette a ridimensionare il proprio ruolo e, negli ultimi anni, sono schiacciate tra responsabilità crescenti e impoverimento dei bilanci. E infine le Regioni sempre più enti di gestione e non di programmazione. Per questo bisognerà osservare con grande attenzione l’operato del Governo; perché queste riforme sono chiamate a cambiare profondamente l’assetto istituzionale del governo del territorio.

Così come grande attenzione, ma senza alcun pregiudizio, sarà necessario porla sul tema della riforma costituzionale. Le forze che sostengono il Governo spingono verso il presidenzialismo. Al momento non si capisce bene a quale modello vogliano ispirarsi e proprio per questo sarà necessaria una attenzione maggiore. Non si cambia la Costituzione a colpi di maggioranza ma con la massima convergenza possibile. Per noi il tema del presidenzialismo non deve essere un tabù e sbaglia chi si sottrae a priori al confronto. I socialisti, già con Bettino Craxi, avevano posto il tema trent’anni fa. Certo, oggi le condizioni democratiche rispetto ad allora sono purtroppo assai mutate.

E’ essenziale innanzitutto rivedere il sistema elettorale, che deve tornare ad essere proporzionale -per favorire il pluralismo- e non più maggioritario. Il presidenzialismo immaginato da Craxi poggiava su contrappesi molto forti. Ora con Camere dimezzate e partiti così fragili, la proposta del Governo deve essere valutata con attenzione. Magari con una bicamerale. Su questo tema e su altre questioni prioritarie saremo chiamati a recuperare la nostra credibilità politica e quella di chi ritiene indispensabile la costruzione di una area socialdemocratica nella sinistra italiana, che si misuri sulla lotta alle nuove povertà, il sostegno ai lavoratori soprattutto precari, una fiscalità meno aggressiva per gli imprenditori e la riattivazione dell’ascensore sociale per premiare meriti e competenze, soprattutto dei nostri giovani.