Tutto rinviato a settembre
Processo Eternit, il colpo di scena nel giorno della sentenza: “inservibile” la chiavetta Usb dove si trova il 90% degli atti
La Corte d’appello costretta a rinviare il processo perché la chiavetta Usb dove si trova “il 90% degli atti” è inservibile. Accade anche questo nel ‘pianeta giustizia’ italiano. La storia, drammaticamente reale, arriva da Torino, dove è in corso il processo nei confronti dell’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny, proprietario di Eternit.
Il colpo di scena è arrivato nell’aula di tribunale dove era in programma la sentenza del processo Eternit-bis: per Schmidheiny il procuratore generale Carlo Maria Pellicano aveva chiesto la conferma della condanna a 4 anni per la morte di due persone dovuta, secondo l’accusa, all’amianto lavorato nello stabilimento di Cavagnolo, nel Torinese.
“Siamo mortificate – hanno spiegato i giudici in aula – ma quando siamo andate a cercare un certo passaggio di una consulenza tecnica non abbiamo trovato nulla. È come se la chiavetta fosse vuota o danneggiata“.
La Corte d’appello ha quindi chiesto allo stesso Pellicano di recuperare il materiale perso, col magistrato che ha riferito di voler rivolgersi al collega che sostenne l’accusa al processo di primo grado. La causa è stata dunque rinviata a fine settembre, riferisce l’Ansa, per quella che tecnicamente è stata definita “ricostruzione di atti mancanti“. La Corte concederà poi alle difese un ulteriore “termine” di 15 giorni.
In primo grado Schmidheiny era stato condannato al risarcimento in favore delle famiglie, da liquidarsi in separato giudizio civile.
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